da sebpasq » sabato 30 ottobre 2004, 16:03
Come immaginavo S.E.Rev.ma Mons. Bruno Forte ha risposto alla mia richiesta di saperne di più sul suo stemma e lo ha fatto inviandomi niente meno che un elegante libricino, che descrive il messaggio simbolico dello stemma episcopale.
L'interpretazione teologica è a cura del Sign. Michele Giulio Masciarelli.
Innanzitutto si precisa che lo stemma in questione si è ispirato al battistero di San Giovanni in Fonte in Napoli, chiesa in cui è stato battezzato S.E.Rev.ma, quindi si introduce lo stemma come fortemente teologico.
Interpretazione dello stemma.
In alto: si tenta di simboleggiare il mistero della beata Trinità - quale principale soggetto della storia della salvezza, quale origine, grembo e approdo ultimo d'ogni vita - nella sua amorosa attitudine a custodire gli uomini e ad offrire loro il dono della vita, che s'esprime nella mano del Padre, nella Croce del Figlio, nella corona dello Spirito;
al centro: c'è un segno del mistero del Cristo, nuovo Adamo, signore del tempo e "cuore del mondo" (Liturgia delle Ore), il cui avvento del tempo è preparato ed atteso nella storia d'Israele, "radice santa" della Chiesa (Rm 11, 16 e 18) ed è significato dai filatteri, che avvolgono la mano dell'eterno Padre";
al centro del centro. è indicato il mistero della Croce, il paradosso più forte del cristianesimo, che si offre ad essere mediato e venerato quale icona più sacra consegnata alla Chiesa, quale asse centrale della storia della salvezza, quale stele orientativa del cammino degli uomini verso un approdo di senso e, infine, quale vertice della "storia trinitaria";
sullo sfondo: vi è il richiamo al cielo come simbolo della trascendenza divina e come spazio aperto all'invocazione orante;
- in proiezione di fervida speranza: è chiesto di mirare al cielo, come al futuro di Dio, creazione nuova, luogo di riposo, casa dei figli, cuore del Padre, porto di pace per tutti i cammini degli uomini, meta ultima della storia della Chiesa, senso definitivo della missione, promessa "patria trinitaria";
- nella memoria della sua radice cristiana e nella fiducia per la missione episcopale: ferve il richiamo commosso al mistero filiale indicato nel riferimento al mosaico del battistero della Chiesa Cattedrale di Napoli e al mistero paterno che l'Arcivescovo è chiamato a vivere nella Chiesa di Chieti-Vasto: un vescovo rimane sempre figlio e fratello quando inizia ad essere padre e pastore;
- nella velatezza dell'amore filiale per Santa Maria: anzitutto, si chiama all'ammirazione del cielo, la cui "porta" è la Vergine di Nazaret, la figlia di Sion, l'arca della luce che è il Figlio; si coglie, inoltre, la percezione di fede che, ieri ai bordi del suo Battistero c'era, oggi al fianco della sua cattedra episcopale c'è la presenza della Vergine Santa, che l'Arcivescovo Bruno ama chiamare "icona del mistero", la stessa che, luminosissima, dal cielo orienta i passi della nostra Chiesa, pellegrina sulla via della bellezza.
la profondità del cuore di Dio: il cielo stellato evoca: 1) il futuro ultimo con le sue incalcolabili profondità di orizzonti; 2) il misterioso "luogo" di Luce con i suoi imprevedibili riflessi sui volti dei Beati; 3) il Paradiso con l'infinita varietà delle sue delizie divine; 4) la misteriosa soglia oltre la quale saremo profondamente noi stessi e si realizzerà la segreta vocazione scritta da Dio sulla nostra particolare "pietruzza bianca" (Ap 2, 17), segno di vittoria e d'innocenza, invito alla festa eterna (cf Ap 19,9); 5) la Casa del Padre abitata dalla schiera immensa dei suoi figli ammesssi a celebrare il suo amore senza confini; 6) la Città Beata, entrando nella quale, la Gloria comincerà, il mondo sarà interamente riconciliato e Dio sarà tutto in tutti;
una stella più luminosa delle altre: nel Cielo stellato, che rischiara il campo dello stemma, le stelle sono diseguali; si nota il particolare che una di esse (in alto a sinistra) è la più grande; non sembri esagerato che quella stella possa indicare Maria, la creatura alla quale è stato attribuito in modo ricorente il simbolismo delle stelle.
* In alto, la mano del Padre - La mano simbolo regale, indica potere e signoria. La mano del Padre domina il campo dello stemma
- quale mano posta in alto, simboleggia la protezione, la guida, la custodia affettuosa e provvidente che Dio riserba al suo popolo, alla famiglia di Adamo e all'intera comunità delle creature; quella mano dall'alto ricorda che il padre della sua gloria crea, redime e salva mediante le due mani; egli suscita e anima la storia della salvezza usando, con delicatezza e forza, la "mano destra" (il Figlio) e "l'altra mano" 8lo Spirito Santo);
- quale mano aperta al dono, ricorda che siamo affidati al Padre, il quale: 1) elargisce la vita, all'inizio dei tempi, che con l'atto della creazione;
2) dona il Figlio, all'incrocio dei tempi, con l'Incarnazione;
3) consegna il Figlio, nel cuore dell'Ora, perchè innestasse il principio del Perdono nella vita degli uomini;
4) effonde lo Spirito nell'evento di Pentecoste, "metropoli delle feste" proprio perchè consegna "il primo dono ai credenti" (Liturgia), Colui che contiene in Sè tutti i doni, che rende contemporanei il Cristo e i suoi misteri (Incarnazione, Morte, Risurrezione, Glorificazione), dando così risposta piena alle invocazioni che si levano dagli abissi del cuore umano (cf Lc 1,13);
- quale mano donante una corona, allude ai vari significati che questa ha: consacrazione e potere regale e sacerdotale (cf 1 Mac 10, 20; Zac 6,11), di dignità e bellezza sponsale (cf Ct 3,11; Is 61,10), d'esistenza buona e virtuosa (cf p 3,11), di gloria e vittoria (cf 2 Tm 4,8; Ap 6,2) di vita eterna e premiata (cf 1 Ts 2,19; Ap 2,10); la corona della vittoria che sormonta la Croce è soprattutto figura dello Spirito effuso dal padre, a Pasqua, sul Crocifisso per risuscitarlo e glorificarlo.
Una croce ricca di simbolismo - La Croce, che campeggia nello scudo dello stemma presenta dicersi particolari, meritevoli d'essere evidenziati e illustrati:
- la Croce, distintivo del critianesimo: con l'incrocio dei suoi assi la Croce è segno dei momenti "di bivio" nella vita di un discepolo di gesù; è segno visivo presente in tutti i suoi luoghi più cari; è segno gestuale che inizia e conchiude i suoi atti più importanti; è segno di benedizione con cui la Chiesa accoglie la vita e s'accomiata da essa; è segno memoriale dei tre "episodi" o pellegrinaggi di gesù (quello dal Padre per entrare nella storia,; quello da Sè per offrire la sua vita a noi; quello verso il Padre, per andare alla sua destra, il santo luogo da cui Egli, con l'effusione dello Spirito, irradia la sua signoria su ogni vita e su ogni cuore).
- una Croce monogrammatica: la Croce dello stemma è formata dalla combinazione delle due prime lettere greche del nome di Cristo, X ("chi") e P ("ro"). Come spesso accade nell'iconografia sacra, alla Croce monogrammatica sono aggiunte le lettere A e W (alfa e omega). A e W simboleggiano la totalità dell'opera salvifica, la carità creante e provvidente del Padre, la carità redentiva e salvifica di Cristo, Re del'Universo, nel qual trovano luce l'inizio e il compimento della storia (cf Ap 1,8; 22, 13), la carità santificante e perfezionante dello Spirito.
- Una Croce d'Oro, che simboleggia rivelazione dell'amore e della sapienza di Dio, trasmessi dalla luce (cf Gv 1,4-5): il fondo d'oro delle pitture su tavole del medioevo è sempre un simbolo della luce celeste.
Nel cono di luce del Fonte battesimale - Come detto lo stemma s'ispira ai mosaici del Battistero di San Giovanni in Fonte, posto nel complesso monumentale del Duomo di Napoli, che è il volto di pietra della sua Chiesa d'origine.
- il Vescovo resta un figlio della sua Chiesa
- il Battesimo. cuore della missione episcopale.
Il motto: "Cristo, luce della vita" - Secondo Mons. Forte con questo motto significa che Cristo solo è tutto per noi, luce, senso e bellezza dell'esistenza personale e della storia.
Spero che sia stato d'interesse e soprattutto di non essere stato troppo prolisso.
A proposito ho anche inserito un'immagine migliore dello stemma.
Saluti.