da Marcello Cantone » lunedì 10 maggio 2004, 12:05
Egregio Signore,
spero di poterLe essere d’aiuto per le sue ricerche.
Filadelfo Mugnos nel Suo “Teatro genologico” nelle pagine 73-76 del II° volume tratta della storia e genealogia della famiglia “Leontini e Sanbasilio” altre notizie genealogiche si trovano nei tre volumi dell’opera.
L’autore scrive che la famiglia Leontina oggi (1655) Sanbasilio prende origine da Lanfranco cavaliere di Lentini nell’813. Egli dopo aver difeso per due anni la sua città contro i saraceni fugge a Messina con i suoi due figli Rinaldo e Geraldo; muore in questa città combattendo per la cristianità.
Dopo questi fatti il Mugnos comincia a trattare la genealogia della famiglia, ne segue alcune generazioni, lo spostamento da Messina a Catania, poi perde il “filo genealogico”. Riferisce che a Catania Alaimo II° e i suoi cugini Giorgio e Lanfranco III° “lasciarono copiosa prole, della quale per l’antichità de’ tempi non altra memoria si trova, si non che d’Alaimo, Giovanni e Lanfranco Leontini che militarono sotto il Conte Ruggiero”. Essi ricostruirono Lentini, che era stata distrutta dai saraceni e ricevettero in premio, per i servigi resi al Gran Conte Ruggero i castelli di Militello, Ossio ed Hidra. Dei tre cavalieri Giovanni vestì l’abito cistercense e fu I° abate dell’abbazia di Santa Maria di Roccadia edificata dal su citato Gran Conte. Per brevità riporterò solo la genealogia per linea retta tralasciando i numerosi personaggi (tra questi un viceré d’Abruzzo) citati dal Mugnos.
Alaimo procreo Nicolò, da questi nacque Alanfranco che generò Alaimo e Simone.
Simone fu frate dell’ordine dei predicatori e divenne Vescovo di Siracusa nel 1269.
“Alaimo figlio d'Alanfranco,Signore di Bucchiero,di Palazzolo,e d'Odrogrillo,fù gran Cavaliero,hebbe per moglie Metilde Signora della Ficarra , la quale perla sua superbia gareggiava nelle pompe con le regine di Sicilia, fù Staticò nel 1281, e disgustandosi poi col medesimo Rè Carlo per cagion di donativo, gli fù dal Viceré tolto il castello di Buccherio, e di Palazzolo; perloché sdegnato, congiurò contra il Rè nel Vespro Siciliano,conforme ampiamente ho mostrato ne’ miei Raguagli historici. entrando poscia il Rè Pietro d Aragona nel domìnio del Regno, hebbe restituite le predette terre, L’ufficio di Mastro Giustitiero del Regno, l'arme,e 'l cavallo di quel Ré, che, stimandolo oltre modo,molte volte in publico l’abbracciò, mà egli, non restando soddisfatto de’ donativi, per il gran serviggio, c'haveva fatto; stimando per ricompensa un quarto della Sicilia, iscrsse a Carlo d'Angiò, che, se gli mandava cinque galere gl'haverebbe dato di nuovo il Regno in potere; per questo fù condotto prigione in Barcellona, con Giovanni Mazzarino, e con Adinolfo Mineo suoi nepoti, che poi tuttitre, per ordine del Rè Giacomo,da Beltrando di Cannella furono gettati io mare dentro i sacchi vicino l’isola di Marittimo”.
Segue poi la genealogia fino al XVII secolo, non ci sono riferimenti ai Lentini di Castelvetrano.
Il testo del Palizzolo Gravina, segnalatoci dalla gentile Signora Federica e da Lei trascritto per intero, dice: - “Arma giusta Mugnos: di rosso, con cinque fuselli d'oro accollati in banda”. Questi si riferisce all’immagine impressa nel testo che è, di fatto, difforme a quella che lo stesso Mugnos descrive.
Egli infatti scrive: - “L’arme di questa famiglia sono cinque picche di lanza d’oro in campo rosso, e di sopra per traverso un giglio col suo troncone”. (Sarebbe interessante discutere su questo).
Non ho trovato nessun riferimento a legami di parentela tra i Lentini e gli Emanuele. Riguardo a i “due leoni d'oro affrontati e controrampanti ad una torre merlata” non credo che siano stati usati come arma dagli Emanuele.
L’unica notizia che ho ritrovato sui Lentini e Castelvetrano è la seguente: -“La terra di castelvetrano è sita in val di Mazzara. Si possedeva da Tommaso Leontino per concessione fattagli dal re Federico. Questi si rese fellone ed ebbe tutti i beni confiscati.”. (San Martino de Spucches : “Storia dei feudi …..”–Vol. 2°, pag. 412. - Quadro 255- Principe di Castelvetrano.
Riporto altri testi sui Lentini.
** San Martino de Spucches : “Storia dei feudi …..”–Vol. 3°, pag. 247. - Quadro 362- Barone di Ficarra
1. Don Guglielmo Amico l’ebbe concesso dall’Imperatore Federico (1197-1250); […] sposò Macalda Scaletta [..].
2. Donna Macalda Scaletta, già vedova, l’ebbe concessa da Carlo d’Angiò (1266-82); sposò in seconde nozze, Alaimo Lentini; questi rifulse sotto Re Pietro di Aragona, primo Re Sicilia (1282-86), sia per ricchezza, sia per autorità, essendo stato pars magna, nella conquista del Regno di Sicilia, contro gli Angioini; sotto Re Giacomo (1286-1296) cadde in disgrazia del sovrano, per cui perdette i beni e come traditore perdette la vita, essendo stato annegato con altri presso l’isola di Marittimo (Fazello, Storia di Sicilia, decade 2^ libro 9, capitolo 2°, pag. 45); Ma calda fu imprigionata a Messina e rinchiusa nel Catello di Matagrifone (Caruso, Storia di Sicilia, libro 1°, pag. 42).
** Mango di casalgerardo “Nobiliario di Sicilia” vol. I° pag. 390
Lentini o Lentini.San Basilio. — Nobile famiglia che si vuole d'origine normanna e che, secondo il Galluppi, godette nobiltà in Messina dal secolo X al secolo XVI. Un Alaimo e un Lanfranco Lentini o San Basile ottennero nel 1101 la concessione, della terra di Militello (3); un Giovanni fu maestro della regia dogana de secretis di Messina nel 1200 (4) ; Alaimo, discendente dai precedenti , per i servizi prestali alla casa d'Aragona in occasione dei celebri “Vespri Siciliani” ottenne dal re Pietro la signoria di Butera, le terre di Palazzolo e di Buccheri e, per la moglie Macalda Scaletta, possedette la terra di Ficarra (5).
Fu egli governatore di Messina (6), maestro giustiziere del regno di Sicilia, ecc. e infine tradi la fede del re Aragonese e passò al partilo degli Angioini, ma pagò il tradimento con la vita. (7); un Tommaso possedette la terra di Castelvetrano (8 ); un Antonio possedette i fendi di Cucco e San Basile, feudi che trasmise al figlio Lanfranco. che fu padre di Giacomo, il quale ne ottenne conferma a 31 luglio 1453 e fu senatore di Catania nell'anno 1468-69; un Sebastiano fu giudice straticoziale di Messina nel 1558-59; un Anton Giacomo lo vediamo ascritto alla mastra nobile del Mollica (9); un Mario ottenne a 26 agosto 1665 investitura del feudo di Nicchiara (10); una Laura-Maria Lentini e San Basile fu duchessa della Montagna Reale e principessa di Patti, 1681.
Arma: di rosso, a cinque fusi d'oro, accollati in banda, accompagnati in capo, da un giglio di giardino dello stesso (11).
Note:
(3) VILLABIANCA, Sicilia Nobile, Appendice, vol. I. pag. 352
(4) STARRABBA, I Diplomi di .Messina, pag. 56.
(5) VILLABIANCA, Sicilia Nobile, vol. II pag.529; Appendice, vol. I. pag. 352
(6) STARRABBA, I Diplomi di .Messina, pag. 126.
(7) VILLABIANCA, Op. Cit., vol. II, pag.529; Appendice, vol. I. pag. 5
(8 ) VILLABIANCA, Op. Cit., vol. I, parte 2^ pag. 19
(9) Lista XIV, anno 1600 e lista XVII, anno 1603.
(10) Prot. Cam. Regin., Processi d’investiture, processo, n. 234.
(11) Il Palizzolo l'arma invece : di rosso con cinque fuselli d’oro accollali in banda. - Aggiunge: " Sebbene il ramo di Castelvetrano aggiunge in campo azzurro due leoni d’oro affrontati e contro-rampanti ad una torre merlata dello stesso.
Ho consultato anche il Villabianca ma non dice niente di nuovo, si dilunga solo a raccontare i fatti di Alaimo e la superbia della moglie Maccalda.
Ho chiesto al gentilissimo Signor Cravarezza di inserire due immagini, con le armi dei Lentini, una tratta dal Mugnos e l’altra dal Mango, spero con questo di fare cosa gradita.
Cordiali saluti Marcello Cantone