Curiositá: Onorificenze e nobilta' personale

Per discutere sugli ordini cavallereschi e le onorificenze/ Discussions on orders of chivalry and honours

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Messaggioda Gian » mercoledì 7 marzo 2007, 14:56

mi permetto di chiedere un chiarimento...se un soggetto, nobile, ma non con 4/4 di nobiltà viene ammesso nello SMOM per grazia magistrale credo possa fregiarsi del titolo che gi compete...o no?
grazie
Gian
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Messaggioda nicolad72 » mercoledì 7 marzo 2007, 15:13

Se è nobile e non ha i requisiti per essere ascritto ai ruoli come onore e devozione, verrà iscritto come grazia e devozione.
Diviene di grazia magistrale chi non riesce a dar prova della propria nobiltà. e se una cosa non si riesce a provare.... tragga lei le dovute conseguenze.
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Messaggioda MMT » mercoledì 7 marzo 2007, 16:15

Gian ha scritto:mi permetto di chiedere un chiarimento...se un soggetto, nobile, ma non con 4/4 di nobiltà viene ammesso nello SMOM per grazia magistrale credo possa fregiarsi del titolo che gi compete...o no?
grazie
Gian


Per altro in mancanza dei 4/4 si richiede la nobiltà di 4 secoli della famiglia de pretendente.

Cordialità,
Michele Tuccimei
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Messaggioda Luca Marcarini » mercoledì 7 marzo 2007, 16:44

Mi pare interessante, nell’ambito della presente, “annosa” discussione, riportare le autorevoli parole di S.A.E. Frà Angelo de Mojana di venerata memoria, il quale, in un suo intervento risalente al 1972 (“L’Ordine di Malta. Attualità di una antica tradizione”, riportato da Giovanni Scarabelli, in “Linee di spiritualità del Sovrano Militare Ospedaliero Ordine di S.Giovanni di Gerusalemme, Venezia, 2002 p. 37) così spiega la questione: “[…] Per quanto riguarda l’Ordine Gerosolimitano, se è vero che secondo la sua tradizione l’appartenenza al ceto nobile costituisce titolo esclusivo per l’ammissione degli aspiranti Cavalieri, questa tradizione è andata evolvendosi e lentamente modificandosi nel corso dell’ultimo secolo: oggi l’appartenenza al ceto nobile non è più titolo esclusivo per l’ammissione nell’Ordine. La creazione dei ceti di “Grazia” fra le diverse classi dei membri ha avviato a modificazione il criterio di ammissione di nuovi Cavalieri. La valutazione di particolari meriti acquisiti dal cittadino, non decorato da un titolo nobiliare trasmessogli per successione ereditaria, consente all’Ordine di valutare la sua personale “nobiltà”, di riconoscerla pubblicamente dandogli la possibilità di accesso nell’istituzione: è in pratica sostanza l’esercizio dello “jus nobilitandi”, prerogativa dei Sovrani che, nelle forme previste e regolate dalla Costituzione Melitense e da norme regolamentari, non può essere negato all’Ordine Gerosolimitano proprio per il suo carattere “sovrano” che la vigente Carta Costituzionale ha autorevolmente confermato e che numerosi Stati ufficialmente od anche soltanto di fatto riconoscono. Così inteso, così dimensionato il concetto di “nobiltà”, il carattere nobiliare dell’Ordine di Malta non appare più una anacronistica sopravvivenza, ma al contrario un valido mezzo per sollecitare azioni degne di apprezzamento e di pubblico riconoscimento”.

[continua]
Luca Marcarini
 
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Messaggioda Luca Marcarini » mercoledì 7 marzo 2007, 16:45

In una ulteriore pubblicazione a cura dell’Ordine (“L’Ordine di Malta ieri e oggi”, Roma, 1992, p. 29) così si legge: “Per tradizione l’Ordine, secondo la definizione della Carta Costituzionale approvata dal Breve Apostolico del 24 giugno 1961, è composto soltanto di nobili. Attualmente quasi la metà dei membri non proviene da famiglie nobili […] Nell’Ordine, tutti i Cavalieri sono nobili: alcuni sono nobili per nascita, altri lo diventano ad personam grazie al fatto di essere Cavalieri (di Grazia Magistrale).”

Alcune brevi considerazioni. Sia il Gran Maestro de Mojana che la citata pubblicazione dell’Ordine si riferivano ad una realtà codificata sotto la precedente Carta Costituzionale. La quale oggi ricorda il carattere “tradizionalmente” nobiliare dell’Ordine, ma non replica più l’espressione che esso sia composto esclusivamente da nobili. Anche questo mutamento, in linea con le valutazioni espresse da S.A.E. Frà Angelo, è da annoverarsi nella continua capacità che l’Ordine ha di cogliere (e a volte di anticipare) mutamenti storici e sociali che non lo hanno mai trovato impreparato, garantendone una plurisecolare sopravvivenza.
Ormai “tradizionalmente” quindi si parla di una sorta di riconoscimento pubblico di una “nobiltà personale” del Cavaliere di grazia magistrale, da non confondere con la nobiltà di nascita o di concessione sovrana. Si tratta, in altre parole, del particolare concetto di “militia nobilitans” che è conseguenza propria della cavalleria in quanto tale.
È bene ricordare, infatti, che se per assurdo l’Ordine volesse nobilitare apertamente ed espressamente tutti i suoi membri non nobili, lo potrebbe fare anche domani, senza necessità di alcun riconoscimento od autorizzazione esterna, stante la sua natura sovrana.
Chiedo scusa per la prolissità del mio intervento.
Cordialmente
Luca Marcarini
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Messaggioda nicolad72 » mercoledì 7 marzo 2007, 18:41

A mio giudizio bisogna preliminarmente chiarire un punto.
Reputo che vi sia una differenza di stato, giuridicamente rilevante, tra condizione nobiliare e condizione more nobilium. Mentre la prima, deve sempre risultare espressamente da un atto promanante da una autorità sovrana, la seconda, così come è intuibile dalla stessa semantica della locuzione, si può acquisire godendo di un particolare status.
L'ascrizione alla religione melitense come Grazia Magistrale indubbiamente conferisce lo status more nobilium ma la condizione nobiliare è tutt'altra cosa.

Per chiarire meglio il concetto vi faccio un esempio. Uno dei modi di acquisto della nobiltà a titolo originario è l'Usucapione (... ebbene si la nobiltà si può anche usucapire). Basta(...va?) che per tre generazione gli appartenenti ad una famiglia conducessero una esistenza more nobilium per potere petire alla legittima autorità sovrana il riconoscimento del loro status (sul punto si veda - su due piedi non ricordo con esatteza - la voce Nobiltà o sul Novissimo Digesto Italiano o sull'Enciclopedia del Diritto).

Quindi il more nobilium della Grazia Magistrale è (era) titolo valido per potere petire eventualmente e sussistendone le prescritte condizioni il riconoscimento di nobiltà che comunque deve risultare sempre ed espressamente da un formale atto sovrano.

Gli stralci dei documenti riportati da Luca Marcarini mi sembra che si collochino in questa direzione.

In conclusione una cosa è la condizione nobiliare un'altra il more nobilium. Da quanto mi risulta l'ascritto ai ruoli di Grazia Magistrale è un gentiluomo cattolico che gode pienamente e legittimamente uno stato "simile alla nobiltà" ma non è nobile fintanto che tale stato non gli venga riconosciuto formalmente con un atto promanante da una legittima autorità sovrana.

Come sempre questa è la mia opinione, ogni argomento contrario sarà ed è benvenuto.

Saluti a tutti!
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Messaggioda San Celestino » mercoledì 7 marzo 2007, 18:50

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Messaggioda MMT » mercoledì 7 marzo 2007, 19:00

Tuttavia, caro Francesco, si potrebbe controbattere che S.A.E. il principe e Gran Maestro, essendo un capo di Stato, ed esercente la propria potestà su un territorio riconosciuto come indipendente da altri Stati, ha la fons honorum e potrebbe nobilitare una persona accogliendola con una grazia di magistero appunto nell'Ordine i cui membri sono sempre stati nobili.
Ma queste, amico mio, sono solo elugubrazioni mentali! Ritengo, invece, che S.A.Em. potrebbe conferire dei veri e propri titoli nobiliari, cosa che saggiamente si astiene dal fare! :wink:

Queste due classi non fanno altro che riconoscere infatti una nobiltà già presente nella famiglia dell'insignito. La prima solamente paterna e che abbia almeno duecento anni e la seconda può essere conferita a chi o possiede 4/4 di nobiltà piena (padre, madre, nonna e nonno) oppure a chi possiede oltre 400 anni documentati di nobiltà paterna.


Concordo in pieno: le due classi non fanno altro che riconoscere una situazione già esistente, non conferiscono la nobiltà che già ci dev'essere per la stessa ammissione.

Michele.
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Messaggioda nicolad72 » mercoledì 7 marzo 2007, 19:06

A questo punto pongo io un quesito.
Se S.A.Em. con motu proprio ascrivesse ad uno dei due ruoli nobili del terzo ceto un non nobile... questo atto come si potrebbe classificare?

Questo si che potrebbe costituire un riconoscimento di nobiltà (ma non una creazione ex novo).

Sempre saluti a tutti!
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Messaggioda Gian » mercoledì 7 marzo 2007, 20:08

nicolad72 ha scritto:Se è nobile e non ha i requisiti per essere ascritto ai ruoli come onore e devozione, verrà iscritto come grazia e devozione.
Diviene di grazia magistrale chi non riesce a dar prova della propria nobiltà. e se una cosa non si riesce a provare.... tragga lei le dovute conseguenze.

grazie della risposta che spiega egregiamente il concetto!avevo sottolineato la condizione nobiliare(anche se non con 4/4) intendendo appunto una "vera" nobiltà. quindi credo che la risposta più sensata sia grazia e devozione...mi permetto di farle un altra domanda...se un "nobile"(veramente nobile :wink: ) non potesse provare la propria ascendenza(è un assurdo...le carte sono andate distrutte durante una guerra o quello che vuole lei) che si fa?
grazie
Gian
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Messaggioda nicolad72 » mercoledì 7 marzo 2007, 20:13

Ha due possibilità.
1) se vi è un avo che sia già stato ascritto in una classe nobile del terzo ceto, allora è sufficiente dimostrare la legittima discendenza da questi.
2) se anche questa strada risultasse preclusa rimane solo la Grazia Magistrale o la speranza che SAEma il Gran Maestro con motu proprio iscriva l'aspirante ad una delle due classi nobili del terzo ceto.
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Messaggioda Gian » mercoledì 7 marzo 2007, 20:24

grazie delle gentili (e precise) risposte alle mie domande...una seria, l'altra un assurdo formulato per pura curiosità...
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Messaggioda San Celestino » giovedì 8 marzo 2007, 1:20

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Messaggioda Luca Marcarini » giovedì 8 marzo 2007, 13:15

Mi spiace, ma debbo dissentire dalle sue affermazioni.
La facoltà del Gran Maestro di inserire "motu proprio" persone non nobili nelle classi nobiliari è prassi riconosciuta e praticata nell'Ordine Sovrano, naturalmente con parsimonia e sulla base di ben precise motivazioni.
Questa è una forma "pubblica" di nobilitazione ancorchè indiretta (quantomeno all'interno dell'Ordine che, quale ordinamento sovrano, riconosce i titoli nobiliari o, meglio, la nobiltà) dal momento che da secoli i Gran Maestri non ritengono di conferire più titoli nobiliari.
Inoltre, nel caso improbabile nel quale il Gran Maestro concedesse un titolo nobiliare ex novo, l'insignito non sarebbe ascritto nella classe di Grazia e Devozione (per cui si richiedono più di 100 anni di nobiltà sul cognome paterno) ma nella Grazia Magistrale, riservata ai non nobili o, comunque, a persone che possono provare una nobiltà inferiore ai 100 anni.

Mi permetto, infine, di notare come l'Ordine di Malta non sia uno dei "pochi" ordini cavallereschi legalmente riconosciuti dalla Chiesa Cattolica ma il solo, unitamente all'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

Cordialmente

Luca Marcarini
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Messaggioda nicolad72 » giovedì 8 marzo 2007, 13:38

Francesco Francesconi ha scritto: Invece se lo inserisce nella classe nobiliare senza che questi sia nobile andrebbe semplicemente contro il regolamento.


Esistono dei precedenti... uno è il senatore andreotti Gran Croce di Gr. e dev. con fascia.
Si tratta di una prassi consolidata, anche se debitamente e opportunamente utilizzata la dovuta parsimonia. Esistono anche dei casi di ascrizione alla classe di onore e devozione (non ricordo se Cossiga o Scalfaro, se non addirittura entrambi, anche se gli Scàlafaro sono stati creati baroni da Murat)

Saluti a tutti
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