Ho letto avidamente il volumetto
“ La nobiltà tra sogno e realtà nella Repubblica Italiana” che il Presidente degli Uberti mi ha voluto inviare in quanto IAGI socio .
Devo dire di essere stato piacevolmente colpito, oltre della autorevole competenza , alla quale siamo avvezzi e dalla lucida e scorrevole disamina dell'argomento anche dall'affinamento del suo pensiero sull'argomento che lo rende perfettamente sovrapponibile con il mio modesto modo di pensare:
Pierfe afferma molto giustamente ( pag.15 e 19 ) che in Italia i titoli nobiliari
“non conservano alcuna rilevanza” (...)“ privati del loro valore giuridico (...) rimangono in vita quale reminiscenza storica e con quel valore sociale che deriva loro dal perdurante costume” ( quello che io amo definire: valenza storico-culturale ).
Nel capitolo la “Nobiltà” provenienti da ordini cavallereschi preunitari " a pagina 48 il concetto viene ribattuto ed accostato ai titoli umbertini :
“ valore morale , essendo priva di alcun peso giuridico”.
Sembrerebbe, quindi, che l'unica differenza in Italia , riscontrata tra nobiltà concessa o riconosciuta nel Regno e “nobiltà” concessa o riconosciuta da SAR Umberto dopo il 1946 e negli Ordini cavallereschi indipendenti e nobiliari dinastici, siano due paia di minuscole virgolette:
Queste variegate realtà nobiliari, sono tutte unite dal comune mancato riconoscimento dello Stato e conseguente tutela pubblicistica.
Il Presidente ( pag.14) riporta l'autorevole parere del prof. Pezzana , secondo il quale
“ i titoli nobiliari, durante il regime monarchico, non ebbero mai alcun rilievo sul piano del diritto pubblico né attribuirono mai, dal punto di vista giuridico, ai lori possessori, una posizione di privilegio.”
Si potrebbe agevolmente dedurre che, con la costituzione della Consulta araldica, la Nobiltà preunitaria ebbe valore legale ma soprattutto
peso politico, ben superiore a quella dell'ottantennio regnicolo, il che è storicamente vero.
Il volumetto di Pier Felice è, e rimarrà, un punto di riferimento essenziale per comprendere il soggetto nobiliare oggi in Italia.
Grazie, Presidente.