da leone passante » venerdì 23 marzo 2012, 22:28
Da Tonino Serra, Violenza, criminalità e giustizia in Sardegna dal 1500 al 1871 Zonza Ed., 2007 pagg. 88,89
(Durante il regno di Filippo II)
"Gli atti processuali evidenziarono anche altri elementi inquietanti sullo stato della giustizia della comunità del Goceano, che però dovevano essere comuni a tutta la Sardegna. La regione era in mano alla famiglia Carta, i cui numerosi esponenti monopolizzavano le cariche pubbliche e terrorizzavano la popolazione con continue angherie. Uno degli accusati, Leonardo Carta, prima di essere ufficiale di giustizia aveva bastonato nella strada reale donno Billano Deiana, uomo facoltoso di Orune, e per evitare di essere denunciato aveva fatto sposare una sua figlia con un cugino del ferito. In un 'altra occasione lo stesso Carta aveva assalito con i suoi compagni un certo Curto Delogu e aveva invocato l'immunità come coronado, ossia come magistrato regio.
Truisco Carta, fratello di Leonardo, ospitava in casa sua un ricercato per tentato omicidio, Clemente Mula di Bono, già bandito dalla Contea da mossen Beltran e amico di malefatte di un figlio bastardo di Truisco Carta; i due avevano sferrato una coltellata in faccia ad un uomo di Bono, sposato con una donna alla quale facevano la corte e per questo omicidio non furono perseguiti perché erano allora ufficiali di giustizia gli zii paterni di uno degli assassini. Una famiglia di prepotenti, compresi i figli di Giovanni e Truisco Carta, che andavano in giro armati di balestre incoccate di giorno e di notte, minacciando di uccidere il figlio ed il genero di Andrea Pala di Benetutti. Un altro dei Carta, Giovanni, era esattore e fu incolpato della morte di un uomo di Benetutti, Andrea Etzino; bandito dal Regno su ordine del vicerè De Heredia, rientrò in paese con frode e divenne coronat, restando impunito. Cristoforo Carta non si scostava da quel metro morale: aveva cavato impunemente un occhio ad un principale di Bultei, mastro Antonio de Cubello, che era entrato nel suo orto con un ufficiale di giustizia, alla ricerca di alcuni alveari che il Carta gli aveva probabilmente rubato... E per finire. Mentre era ufficiale, Giorgio Carta protesse un uomo di Anela, accusato di stupro, Miali Pujone, perché aveva con lui una soccida di maiali; e non perseguì Nicola Cocco, uno dei suoi pastori, che era stato accusato di avere ucciso nel cammino reale Antonio de Concudu di Benetutti. Sempre Giorgio Carta aveva commesso un reato gravissimo ma rimasto impunito. Mentre era ufficiale, due donne di Orune avevano rubato nel magazzino di Ambrogio di Malsalsa di Sassari. L'ufficiale aveva messo in carcere una delle due donne mentre l'altra, forse più graziosa, era diventata sua amiga e ne aveva avuto una figlia: nessuna delle donne era stata punita.
Il carcere baronale era affidato ai guardiani Truisco Carta, Giorgio Carta de Addis e Cristoforo Carta di Benetutti, che svolgevano il loro lavoro senza rispettare alcuna regola.Fu provato che i quattro poveretti morti per inedia nella "fossa" del carcere erano stati tenuti arbitrariamente in prigione nonostante avessero presentato le richieste fidejussioni perché accusati di reati non gravi, e che gli accusati trattavano in modo disumano i carcerati per estorcere denaro.
Il processo contro i responsabili del carcere di Benetutti si concluse con una sentenza dal forte significato politico: Truisco Carta fu condannato alla penale di cinquanta scudi, quaranta dei quali per risarcire le famiglie dei detenuti morti e dieci per riparare le carceri fatiscenti; Giorgio Carta alla penale di venticinque scudi, da destinare ai lavori nel carcere.Entrambi furono quindi sospesi dal loro incarico e banditi dal Goceano per due anni; inoltre non potevano occupare altri incarichi pubblici, pena 200 ducati.