Moderatori: mcs, Antonio Pompili
C.Quaratesi ha scritto:serata-in-cattedrale-il-toson-doro-donato-alla-madonna-della-lettera
Il conferimento del toson d'oro ai santi pare non abbia soste...
...Messina...
...museo dell’Opera del Duomo...
...gioielli che adornano la manta d’oro della Madonna della Lettera...
...documenti inediti relativi alle donazioni. A scoprirli la storica dell’arte Giusy Larinà...
“Una notizia inedita -precisa Larinà- riguarda il toson d’oro, che è stato donano dai senatori della città nella seconda metà del Seicento, come si rileva dai nomi incisi nella parte posteriore della catena."
La manta fu realizzata per essere posta sopra la tavola bizantina, andata distrutta nell'incendio del 1943. Il senato messinese e i rappresentanti della Cappella della Lettera (secondo la tradizione la Vergine concesse la protezione alla città inviando una lettera in ebraico legata da una ciocca dei suoi capelli) la commissionarono il 5 novembre del 1658 all'argentiere, scultore ed architetto fiorentino, Innocenzo Mangani: il professore di scoltura, si obbligava anche a nome del figlio Ottaviano di realizzare una manta di rame per l'immagine della Madonna della lettera da ricoprire in seguito d'oro per il prezzo di onze 70 (...); di fare la manta di ramo di quella grandecza, larghecza, modo et forma conforme al modello di cera rossa, quale dovrà cesellare lavorare polire et redurla ad ogni perfecto fine in modo tale però che si possa coprire d'oro.
Ingenti somme di denaro furono impiegate per questo splendido capolavoro d'arte orafa, che complessivamente costò trentamila scudi, di cui dodicimila solamente per l'acquisto dell'oro. Molti contribuirono a sostenere le spese e persino i laureandi universitari furono coinvolti dal Senatus Consulto a pagare una tassa di dodici tarì.
Il manufatto, come riporta l'iscrizione incisa sotto il collo della Vergine, fu iniziato nel 1661 e ultimato nel 1668:
Il Tesoriero della Cappella D. Carlo Gregorio Primo marchese di Poggio
Gregorio e cavaliere della Stella incominciata questa manta
Della Beatatissima Vergine dell'anno 1661 all'anno 1668
Innocenzo Mangani argentiere scultore architetto fiorentino
L'opera è formata da due lamine sovrapposte, di cui una visibile in oro e l'altra interna, più pesante, in rame; esternamente è ricoperta da splendidi gioielli donati nei vari secoli alla Madonna da notabili personalità.
Ecco un elenco fatto nel 1929 (cfr. Stefano Bottari, Il Duomo di Messina):
-Una gioia di smeraldi donata dalla Vice Regina Duchessa Usseda nel 1695.
-Un monile d'oro con perle e diamanti, realizzato nel 1690 con il contributo dei messinesi e del Vicerè Duca di Usseda, che intervenne con 150 scudi.
-Un anello con diamante della Contessa di Barbò di Casa Stizia (1695).
-Una gemma di diamanti della Marchesa di Geraci (1714).
-Una croce di diamanti della marchesa di Condagusta (1714).
-Un cuore in oro del generale tedesco conte Wallis.
-Una catena di anelli di don Federico Ruffo (1723).
-Uno schifazzo d'oro con uno smeraldo, diamanti attorno e 3 perle, di Donn'Angela Procopio (1749).
-Un gioiello con una grossa e rara perla a forma detta la pecorella del canonico decano d. Alberto Arenaprimo.
-Un fiore di brillanti della Marchesa Maria Scoppa.
-Una margherita di diamanti donata nel 1881 dalla regina Margherita.
Di particolare pregio è la corona della Madonna, creata precedentemente alla manta e adattata ad essa, arricchita di gioielli, catene in oro e smalti, pietre preziose. Presumibilmente l'opera può ricondursi a Pietro Iuvara e Mario d'Angelo che si erano impegnati con il tesoriere della cappella della Lettera a realizzare una corona per la Madonna e di mettere i gioielli come gli sarà ordinato; la raggiera del Bambino venne invece eseguita dallo stesso Mangani, come si rileva da documenti di archivio inediti.
una grossa perla scaramazza detta “la pecorella”, per la forma che l’ignoto orafo ha utilizzato per farne un agnello montato in oro, dono del Canonico Decano D. Alberto Arenaprimo
Prevista in seguito anche la pubblicazione integrale dei documenti insieme ad altri scritti inerenti i gioielli e la manta, raccolti in una monografia scientifica curata dalla Larinà
A vedere SBN parrebbe di no...Tilius ha scritto:L'avranno poi fatta, questa pubblicazione?
adj ha scritto:S. Antonio Matamoros... un pochetto usurpatore di titoli altrui.
Anche i sovrani laici concessero le loro insegne ad enti ecclesiastici e religiosi [...] Troviamo anche insegne equestri, come il collare dell'Annunziata concesso dal Re Sabaudo di Sardegna all'Eremo Camaldolese sopra Torino ove radunavansi i Cavalieri: il barone Manno osserva che quest'insegna non spettava al superiore né ad alcun individuo della Comunità, ma al solo Ente. [...] Il Re di Spagna creò in perpetuo Grandi di Spagna il Maestro Generale dei Domenicani e il Ministro Generale de' Francescani, ma l'insegna del Toson d'Oro fu concessa solo allo stemma dell'Ordine. [...] L'ordine Francescano dell'Unione Leoniana (Curia Generalizia) usa lo scudo completo di quattro parti (l'emblema delle 2 braccia, il serafino alato, le 5 piaghe, la croce gerosolimitana) cimato da una corona di spine e da 3 chiodi riuniti in punta e sormontata da un cuore rosso: non sempre si pone sotto lo scudo il collare del Toson d'Oro. Né mai si usa ai nostri giorni questa decorazione, quantunque ne abbia la concessione, attorno allo stemma dell'Ordine Domenicano d'argento incappato di nero al cane etc.
C.Quaratesi ha scritto:aggiunta:
pare che conferire Tosoni ai conventi francescani fosse una specie di moda nel Settecento!
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