da leocarta » lunedì 20 settembre 2010, 20:10
Chiedo scusa per il ritardo nella risposta, ma lo scarso tempo a disposizione e, soprattutto, nuove notizie che mi sono giunte mi hanno costretto a nuove ricerche e a nuove considerazioni. E a dubitare dell’attendibilità di tutti i miei studi.
In ogni caso vi riporto, molto riassunto, quello che ho appreso finora. Scusate se sarò comunque lungo e costretto a fare due puntate.
Dunque…. Nel 1520 Carlo I Re di Castiglia e d’Aragona, da poco eletto Carlo V Imperatore del Sacro Romano Impero, si trova nella città di Compostella (Santiago de Compostela) dove il 20 marzo ha convocato le Cortes castigliane. Nel corso di queste riunioni parlamentari, e precisamente il 5 aprile 1520, nella sua regale magnanimità decise di concedere a Francesco Carta il grado militare di Cavaliere, tramandabile di padre in figlio, a perpetua memoria dei grandi e innumerevoli servigi resi dai suoi predecessori alla Corona d’Aragona. La concessione del Cavalierato a Francesco Carta fu senza dubbio una concessione meritoria e non politica. Come membri di questa famiglia, vengono in particolare espressamente ricordati e citati : Leonardo Carta, Ambrosio Carta e Giovanni Carta.
Leonardo Carta, nonno di Francesco Carta, fu Capitano d’Armi; con i suoi famigli e con i suoi armati, assieme ad altri valorosi sardi, combatté per la conquista del Regno di Napoli nel 1421 a favore del Re Alfonso V d’Aragona il Magnanimo.
I suoi figli Ambrosio e Giovanni Carta rispettivamente padre e zio di Francesco Carta, servirono la Corona a favore della vera fede cattolica nell’espugnare e conquistare le città di Malaga e Bismalaga (nel 1487) e nella conquista di Granada (nel 1492), combattendo contro i mori infedeli “non senza effusione di sangue”. Hanno quindi contribuito a sventare la minaccia mussulmana in Europa per il trionfo del Cristianesimo, nello stesso anno in cui veniva scoperta l’America ad opera di Cristoforo Colombo.
Loro compagno d’armi in questa memorabile guerra sotto le mura di Granada fu Leonardo Tola di Ozieri. Lui, in questa battaglia, si guadagnerà il cingolo equestre.
Queste notizie preziosissime ci mettono in condizione di ricostruire l’inizio del nostro albero genealogico, di ben posizionarlo nella linea del Tempo, e di attribuire a ciascun nostro antenato imprese memorabili e degne di nota.
Leonardo Carta dunque combatte sotto le mura di Napoli contro Renato d’Angiò nella prima metà del XV secolo; i suoi figli Ambrosio e Giovanni combattono invece sotto le mura di Malaga e di Granada difese dagli infedeli, nella seconda metà dello stesso XV secolo. Francesco, di cui personalmente non si tramandano imprese degne di nota, nipote di nonno, figlio e nipote di zio di questi validi militi, viene insignito a loro memoria del titolo ereditario di Cavaliere. Si dice, ma non ne ho trovato la prova provata, che anche Leonardo Carta abbia a suo tempo ottenuto il titolo di Cavaliere, ma non ereditario e che Francesco ne abbia ottenuto semplicemente la conferma e l’ereditarietà per i suoi discendenti. La ritengo una notizia non fondata.
Francesco Carta, diventato dunque Cavaliere nel 1520, compare per la prima volta negli atti del Parlamento del 1528, il Parlamento Villanova (dal nome del Vicerè che ne dispone la convocazione).
Riuscite dunque ad immaginarvi assieme a me Francesco Carta vestito da Cavaliere cinquecentesco, che si aggira pieno di sé per le strade di Castello ed entra nella Chiesetta della Speranza per partecipare alle riunioni dello Stamento Militare ?
Prima di lui nessun altro Carta ha avuto titolo per partecipare agli Stamenti.
Notizie di cui non ho potuto appurare l’origine mi dicono che Francesco si è sposato due volte. La seconda moglie si chiamava Callista Bello Carta e da lei Francesco ebbe solo due figlie : Martina Carta Bello e Angela. Quest’ultima si farà monaca. Martina Carta, ricchissima, si sposerà invece il 15 giugno 1539 con Diego Tola, nipote del Leonardo Tola che ho citato sopra.
Non ho avuto tempo per ora di consultare gli atti del successivo Parlamento del 1530 (il Parlamento Cabrero; venne convocato in via straordinaria dopo solo due anni dal precedente per evidenti necessità economiche della Corona) nè del Parlamento Cardona del 1543, ma la cosa non è essenziale perché troviamo i dati necessari nel Parlamento successivo.
Nel Parlamento successivo infatti, il Parlamento Heredia del 1553-54, compaiono finalmente nuove generazioni. Francesco è morto o è troppo vecchio per intraprendere il lungo viaggio per recarsi a Cagliari; vengono invece convocati dal Capo di Logudoro i “Mossen” Truisco Carta Donzello, Jordi (Giorgio) Carta Donzello, Leonart (Leonardo) Carta Donzello e Crofol (Cristoforo) Carta Donzello. Vengono “convocati” d’ufficio, questo significa che quasi certamente erano già stati riconosciuti abili e ammessi nel Parlamento Cardona, e da allora in poi vengono “chiamati d’ufficio” a partecipare. Oltre ai loro nomi e ai loro titoli non ci sono altre specifiche : non sappiamo ancora che rapporto abbiano con il Cavaliere Francesco Carta (che da ora in poi, per semplicità di riconoscimento, chiamerò “Francesco Carta del 1520”), né sappiamo se si sono presentati a Cagliari, perché tra gli atti non sono presenti le “Ammissioni” ma solo le “Convocazioni”. In ogni caso, i Carta Cavalieri si stanno moltiplicando e da questo Parlamento in poi non fanno altro che aumentare e diffondersi.
Il Parlamento straordinario del 1558-61, chiamato Madrigal, non ho avuto modo di consultarlo, ma quello immediatamente seguente mi fornisce dati esaurienti e completi.
Nel 1573 viene infatti convocato il Parlamento Coloma e qui i dati si fanno davvero interessanti. Dopo meno di 50 anni i Carta si sono moltiplicati e, a vantaggio di tutti, vengono chiaramente specificati i legami e le parentele, nonché i villaggi di provenienza.
I Magnifici Truisco, Giorgio, Leonardo e Cristoforo sono figli del Cavaliere Francesco Carta, che qui apprendiamo per la prima volta essere di Benetutti; vengono convocati dal Goceano o da Benetutti e sono ammessi al Parlamento l’8 ottobre 1573.
Truisco ha tre figli : Gavino, Giovanni Maria e Giovanni Angelo (o semplicemente “Angelo”).
Giorgio, che il 19 ottobre 1574 è già deceduto, ha avuto anch’egli tre figli : Francesco, Giovanni e Antonio.
Leonardo ha un figlio : Artale.
Cristoforo ha quattro figli : Giovanni Antonio, Leonardo junior, Francesco e Giovanni Francesco.
Nel 1583, nel Parlamento Moncada compaiono gli stessi nomi e gli stessi Cavalieri Carta.
Artale, figlio di Leonardo senior, qui viene chiamato Ortalio.
Nel 1593, nel Parlamento chiamato ancora Moncada, compaiono ancora gli stessi nomi ma anche nuovi discendenti. La vecchia generazione però è ormai scomparsa : i Magnifici Truisco, Leonardo e Cristoforo, figli di Francesco del 1520, sono tutti già deceduti.
Dei figli di Truisco, Gavino scompare; Giovanni Maria e Angelo di Benetutti delegano un loro fratello che compare in questo Parlamento per la prima e unica volta : Pacifico Carta.
Giovanni e Francesco figli di Giorgio senior scompaiono senza lasciare traccia. Il loro fratello Antonio, non abita più a Benetutti bensì ad Alghero e, non potendo presenziare di persona delega Geronimo Sanjust a rappresentarlo.
Artale, Magnifico di Benetutti, figlio di Leonardo senior, delega il suo cugino Pacifico Carta.
Di Cristoforo compare un nuovo figlio, Giorgio. Lui e i suoi fratelli Giovanni Antonio, Giovanni Francesco e Francesco, tutti di Benetutti, non potendo presenziare per giustificati motivi, delegano tutti il loro fratello Leonardo junior.
Compare anche qualche altro Carta (Cristoforo Ufficiale del Campidano - Giovanni Consigliere di Bosa - Pietro Curridore e Banditore - Stefano Magnifico di Benetutti che fa da testimone alle procure dei Carta) per i quali le notizie sono incerte e parziali e non si sa a quale ramo legarli. Anche perchè alcuni certamente non sono titolati e compaiono nel Parlamento per altro titolo. Perciò li ignoro e passo oltre.
Il Parlamento Coloma del 1602 non è consultabile perché non è presente nell’Archivio di Stato; non è stato ancora neanche pubblicato dal Consiglio Regionale nella serie “Acta Curiarum”. Per pubblicarne il testo sarà probabilmente necessario che qualche studioso si rechi a Barcellona a cercarne la copia, certamente presente nell’Archivio della Corona d’Aragona.
Passo quindi direttamente al Parlamento Gandia del 1612-14. A questo punto le cose si complicano notevolmente e non è più possibile seguirle nei particolari. Compaiono circa 30 Carta e di molti non si riesce a capire da dove sono spuntati fuori né chi siano. La percentuale dei Carta rispetto al totale dei convocati è comunque altissima.
Gian Giacomo Ortu, redattore del relativo volume “Acta Curiarum” pubblicato dal Consiglio Regionale, nell’introduzione (volume 14, pagina 23) scrive : “Gruppi minori sui quali si esercita l’influenza del partito dei logudoresi sono quelli costituiti dai cavalieri degli altri centri del Capo di Sopra : …i prolifici Carta di Benetutti…gente di poco peso, che non per il proprio prestigio, ma stando all’ancora di posizioni più forti, spera qualche affermazione nel Parlamento”.
Questo poco lusinghiero commento manifesta con realtà la situazione dei Carta, che sebbene siano ormai molto numerosi appaiono sempre in ombra. E’ vero però anche che le parentele si vanno assottigliando e i Carta, come vedremo, sono ormai cugini di secondo grado e abitano in località diverse. Eppure i loro numerosi voti messi insieme avrebbero avuto non poco peso nelle decisioni del Parlamento.
Tra i Carta ammessi al Parlamento vediamo che il ramo algherese si sta espandendo e moltiplicando; gli altri, dove specificato, sembrano ancora tutti risiedere a Benetutti.
Antonio di Alghero, figlio di Giorgio, è dunque padre di Pietro e di Michele.
Da un figlio del Magnifico Truisco, Angelo, un ramo della famiglia si trasferisce a Cuglieri con Luca Carta e da qui si diffonderà in seguito a Riola.
Da un altro figlio di Truisco, Giovanni Maria, è nato Agostino di Benetutti, che viene ammesso per sè e come procuratore dei Tolo.
Compare poi un Salvatore padre di Pietro e di Taddeo ammessi senza voto perchè minori, ma non si capisce chi siano.
Ci sono almeno due importanti novità :
Giovanni Antonio Carta è personalmente presente il 16 gennaio 1614 alla solenne inaugurazione del Parlamento in Cattedrale; l’11 aprile prende parte ad una discussione parlamentare e il 27 aprile è presente ad una liturgia in Cattedrale. Comincia a notarsi la sua presenza. E’ inoltre procuratore delegato di molti Carta e in particolare dei suoi figli…ecco una nuova generazione : Cristoforo junior, Giovanni, Giovanni Leonardo, Francesco.
L’altra novità è la comparsa di Sebastiano Carta. Sebastiano ha intrapreso la carriera religiosa e compare citato ripetutamente : è rappresentante e procuratore del Capitolo di Iglesias e Rettore di Gergei; come Reverendo partecipa all’inaugurazione solenne del Parlamento il 16 gennaio 1614 dove già abbiamo trovato Giovanni Antonio Carta; è Sindaco del Capitolo di Iglesias e partecipa ad una Corte Giudicante il 9 aprile e il 20 aprile 1614; il 25 aprile partecipa ad una seduta e muove le sue richieste; il 27 aprile partecipa in Cattedrale alla stessa liturgia in cui abbiamo trovato prima Giovanni Antonio Carta.
Di Sebastiano, come già ho scritto, è possibile però ricostruire la sua vita con molti più particolari.
Questo Sebastiano è quello che è citato nel mio Diploma; e se lui è il Sebastiano citato nel mio Diploma e dunque fratello del nostro Giovanni Antonio, il nostro Giovanni Antonio non può non essere se non quello che stiamo inseguendo nei vari Parlamenti e a lui contemporaneo. Il fatto che suo fratello Vescovo sia nato a Sorgono significa che la famiglia ha probabilmente qualche interesse anche lì, oltre che a Benetutti, e questo è un dato importante ma lo svilupperò dopo.
Giovanni Antonio nel 1612-14, durante il Parlamento che abbiamo appena esaminato, non è stato ancora dichiarato Nobile. E’ dunque stato importante per me cercare ancora di seguirne le tracce.
Nel Parlamento Vives del 1623-24 le cose si complicano ulteriormente. I Carta (o Cartta) spuntano come funghi. La novità che appare manifesta è che per la prima volta i Carta vengono citati anche con il secondo cognome, quello materno, forse per distinguere i vari ceppi. Compaiono i Carta Grixone, i Carta Soliveras, i Carta Ladu o Lado, i Carta Brundo, i Carta Rugio, i Carta Serra, i Carta Pirella. Questo in teoria dovrebbe aiutare, in realtà diventa un problema senza soluzione. Tutti questi Carta vengono infatti “convocati”. Questo lascerebbe presupporre che siano stati ammessi in Parlamenti precedenti e che ora possono essere “convocati d’ufficio”. In realtà molti sono nomi del tutto nuovi (e non dovrebbe essere), altri compaiono ripetuti con secondi cognomi diversi e non si riesce a distinguerli fra loro. Ci sarebbe di grande aiuto l’archivio parrocchiale di Benetutti con la sua raccolta dei volumi dei Quinque Libri ma purtroppo tutti i volumi precedenti a questa epoca sono andati persi come forse già ho accennato in altri post. I Quinque Libri più antichi che ancora sono conservati nella Parrocchia di Sant’Elena Imperatrice di Benetutti iniziano proprio da questo periodo, con questi stessi nominativi, senza dirci però di chi erano figli. Siamo dunque arrivati con sicurezza ai bisnipoti di Francesco del 1520 ma adesso purtroppo non sappiamo più di chi sono figli e chi generano. Si capisce che tutti questi Carta sono cugini e parenti stretti, a gruppi viaggiano insieme, delegano le stesse persone, si presentano alle ammissioni lo stesso giorno, ma non si riesce a collegarli tra di loro. Drammatico e fiaccante !
Abbiamo in compenso nuovi dati importanti. Compare un unico Giovanni Antonio e gli viene attribuito l’interessantissimo cognome materno Serra – Giovanni Antonio Carta Serra ! e viene nominato assieme a Giovanni Leonardo Carta Soliveras e Cristoforo Carta Soliveras, tutti Donzelli (o Donnicelli) di Benetutti. La coincidenza di questi nomi con i nomi dei figli di Giovanni Antonio citati poco sopra nonchè molti altri indizi sparsi in altri Parlamenti mi fanno congetturare con una certa sicurezza che si tratta di padre e figli e che questo Giovanni Antonio sia proprio il nostro. Dunque, ricapitolando (voi lo leggete in pochi minuti, io ci ho messo anni di studio) : Leonardo Carta ha generato Ambrosio, Ambrosio ha generato Francesco del 1520 e Francesco ha generato Cristoforo. Cristoforo ha sposato una Serra e insieme hanno generato Giovanni Antonio Carta Serra. Giovanni Antonio Carta Serra si è quindi sposato con una Soliveras e insieme hanno generato i Carta Soliveras.
L’aver scoperto questo mi ha attratto morbosamente verso i Carta Soliveras che ho iniziato a considerare miei antenati.
Ma avevo bisogno di ulteriori prove.
Nel 1625-26 viene convocato dal Vicerè Pimentel (e poi proseguito da Bayona) un nuovo Parlamento straordinario. Compaiono nuovi Carta Soliveras dal Monte Acuto e Goceano (è la zona di Ozieri e di Benetutti) e di Giovanni Leonardo Carta Soliveras viene espressamente detto che è di Ozieri ! Dunque la famiglia ha interessi a Benetutti, a Sorgono e Ozieri, e anche questo è per me un dato importante e indicativo da tenere da conto. Il nostro Giovanni Antonio non si fa vedere, ma compaiono nuovi Carta, i Carta Cabizudo, che per una serie di circostanze che non vi sto qui a descrivere credo di poter affermare, con ottimo margine di sicurezza, essere fratelli dei Carta Soliveras. E vedremo dopo quali conseguenze ha questa notizia.
Ricompare invece il Vescovo di Madauro, che noi sappiamo essere all’epoca Sebastiano Carta, che si impegna personalmente e liberamente (non era assolutamente tenuto a farlo perché la sua diocesi non si trovava in territorio sottomesso alla Corona spagnola) a pagare alla Corona di Spagna 100 scudi, più altri 500 in 5 anni, per finanziare l’esercito. E’ altamente probabile che sia stato proprio questo suo atto di liberalità e di fedeltà al Sovrano a far guadagnare il titolo nobiliare al fratello Giovanni Antonio; e proprio per questo il Vescovo Sebastiano viene nominato e ringraziato nel Diploma di Nobiltà. E’ altamente probabile che la stessa nomina di Sebastiano a Vescovo di Bosa sia dovuta a questa generosa offerta in denaro disposta da Sebastiano stesso.
Il fatto che Giovanni Antonio Carta sia fratello di Sebastiano Carta che sappiamo appartenere a famiglia prospera e colta, ci fa comunque sapere che anche lui è di famiglia agiata e di cultura.
Riepilogando ancora una volta, abbiamo scoperto che Giovanni Antonio Carta Serra si è dunque sposato una prima volta con una Soliveras e, evidentemente, in seconde nozze con una Cabizudo.
Esaminando i Quinque Libri di Benetutti scopriamo che quasi tutti i Carta Soliveras, nominati prima, hanno moglie e moltissimi figli.
Ad esempio, Cristoforo Carta Soliveras si sposa con Maria Flores e hanno almeno otto figli Carta Flores che in parte restano a Benetutti e in parte si trasferiscono a Nuoro.
Francesco Carta Soliveras si sposa invece con una Gaya e i Carta Gaya, (sono almeno tre) e i loro discendenti si trasferiranno a Nuoro, a Bottida, a Bortigali e a Bolotana.
Altri Carta Soliveras diventano invece sacerdoti e parroci a Benetutti. Impossibile seguirli tutti.
Fin dal 1618-1620 o prima Giovanni Antonio Carta Serra scompare da Benetutti, pur dovendo essere ancora vivo. E vedremo poi dove è andato a finire.
Nel Parlamento straordinario Bayona del 1631-33 i Carta presenti personalmente o almeno per procura, o comunque nominati, sono quasi 50, con intrecci complicatissimi. Ne troviamo sempre a Benetutti, ma anche a Bosa, ad Alghero, a Sassari, a Iglesias, a Bono, a Ozieri, a Cuglieri, a Castelsardo, a Cagliari, a Oristano. Compaiono i Carta Satta, i Carta Gaya, i Carta Sucharello.
Il Vescovo Sebastiano è già morto (fin dal 24 luglio 1630), ma ricompare un Giovanni Antonio Carta e qui la cosa si fa intrigante e la ricerca prende una svolta decisiva. Il nostro Giovanni Antonio ha già ottenuto fin dal 21 novembre 1627 il titolo di Nobile. Lui e tutti i suoi discendenti maschi e femmine potranno fregiarsene. In questo Parlamento viene nominato innanzi tutto un Don Antonio Carta, Nobile di Sorgono ( ! ) che, impedito a partecipare personalmente al Parlamento a causa di una malattia, nel gennaio del 1631 delega a rappresentarlo il Dottor Melchiorre Pirella, momentaneamente residente a Cagliari. In seguito (nel febbraio dello stesso anno) lo stesso Melchiorre lo ridelegherà perché nel frattempo il Pirella è stato nominato Vescovo di Bosa (la Cattedra era vacante per la morte di Sebastiano). In altro punto del Parlamento viene nominato Don Giovanni Antonio Carta Nobile, “già di Benetutti”, che ha delegato Melchiorre Pirella. Dunque si tratta della stessa persona, chiamata prima Antonio e poi Giovanni Antonio - Si tenga anche presente che nelle ultime righe dello stesso Diploma di Nobiltà in mio possesso, Giovanni Antonio Carta viene chiamato semplicemente “Don Antonio Carta” - : Don Antonio o Don Giovanni Antonio Carta (Serra), già di Benetutti, è ora un Nobile di Sorgono.
In questo Parlamento compare un altro Carta Nobile, ma per un titolo autonomo dal mio : Don Agostino Carta Lado, convocato da Ozieri (ma la convocazione gli è stata consegnata a Benetutti; evidentemente viaggiava tra un paese e l’altro), Nobile di Benetutti per privilegio concesso a Madrid il 23 maggio 1630. Non posso esserne assolutamente certo ma, per gli elementi che ho, è fortemente possibile che Don Agostino sia figlio di Giovanni Maria, figlio di Truisco, figlio di Francesco del 1520, figlio di Ambrosio, figlio di Leonardo Carta : il nostro Don Giovanni Antonio Carta Serra è dunque suo zio.
La presenza di un altro ramo Carta Nobile per titolo autonomo dal mio non mi aiuta nella ricostruzione genealogica. Se infatti ci fosse un solo ramo Nobile, tutti i Nobili che vengono nominati nei documenti sarebbero discendenti di Don Giovanni Antonio. Se più rami vengono fatti Nobili, quasi nello stesso anno, non si capisce più niente !
Lasciamo momentaneamente da parte le vicende di questo Parlamento ed esaminiamo quelli successivi.
Col Parlamento Avellano del 1641-43 abbiamo nuovi dati importanti. Don Antonio o Giovanni Antonio Carta di Sorgono viene ammesso, assieme al figlio Don Sebastiano, perché hanno esibito “il privilegio di Cavalierato e Nobiltà”.
Avranno inteso il solo Diploma di Nobiltà, che sottintendeva anche il Cavalierato, oppure Don Giovanni Antonio possedeva anche il titolo di Cavalierato ? E se sì, sarà stato il titolo di Cavaliere dell’originario Francesco Carta del 1520 o una conferma di titolo ottenuta da lui stesso ? Non è dato saperlo, ma se è lui che ha ereditato il diploma originale di Francesco del 1520 è un peccato che infine sia andato disperso anzi che essere stato tenuto allegato al Diploma di Nobiltà. Ora forse sarebbe in mio possesso !
Da Benetutti si presentano ancora i Carta Soliveras e i Carta Cabizudo ma non viene rilevata Nobiltà; parrebbero essere ancora solo Cavalieri.
Ciò è strano, ma anche questo è un dato importante, che cercherò di spiegare in seguito.
Don Sebastiano appare essere inoltre un nuovo figlio mai nominato prima del Giovanni Antonio Carta Serra di cui sto da tempo seguendo le tracce.
Compaiono i figli di Luca Carta di Cuglieri : Giuseppe (di Cuglieri e Riola), Felice e Giovanni Battista.
La prova definitiva l’abbiamo col Parlamento Lemos del 1654-56. Troviamo scritto chiaramente : “Giovanni Antonio - in realtà, a rigor di cronaca, il nome scritto è “Giovanni Antioco”, ma dal confronto con altra documentazione presente in questo e nei Parlamenti successivi si evince chiaramente che si tratta di un errore del compilatore. Il nome è certamente “Giovanni Antonio” - Carta di Sorgono che ottenne il Privilegio di Nobiltà il 21 novembre 1627 in Madrid viene ammesso assieme ai figli Sebastiano, Francesco, Melchiorre (ammessi con diritto di voto perché maggiorenni), Giacomo, Diego, Salvatore e Giovanni Battista (ammessi senza diritto di voto perché minori), e Pietro Maria figlio del detto Sebastiano (minore senza diritto di voto)”. Questo ramo della famiglia possiede un Diploma proprio : non avrà mai necessità di dimostrare faticosamente la propria discendenza dal Francesco del 1520 con testimonianze e lunghi (e spesso errati) alberi genealogici. Basta esibire il Diploma perché le porte dei Parlamenti si aprano ad accoglierli.
Che questo Don Giovanni Antonio, per il quale coincide il nome nonché la data e la città in cui è stato concesso il Diploma di Nobiltà, sia il mio antenato non c’è alcun dubbio; come non c’è alcun dubbio che sia lo stesso Giovanni Antonio Carta di Benetutti che abbiamo trovato nei Parlamenti precedenti. L’unico dubbio può venirci se andiamo a controllare il lungo lasso di tempo trascorso tra le prime apparizioni del nostro Giovanni Antonio e le ultime sue ammissioni ai Parlamenti : Giovanni Antonio Carta di Benetutti viene infatti ammesso per la prima volta nel Parlamento del 1573; l’ultimo Parlamento a cui viene ammesso, anche se con delega - questa delega ci aiuta a immaginarlo ormai vecchio e impossibilitato a presentarsi personalmente a Cagliari - è questo del 1653.
Non ho trovato traccia, nei Parlamenti del ‘500, di annotazioni sulla maggiore o minore età degli ammessi. Posso quindi anche supporre senza forzatura che all’epoca della sua prima ammissione nel 1573 Giovanni Antonio Carta fosse minore, ammesso senza diritto di voto. Ma anche ipotizzando che avesse solo 3 anni, nel 1653 Don Giovanni Antonio ha almeno 80 anni, forse anche dieci in più, se non addirittura venti. Per l’epoca è di una longevità eccezionale ! Quasi sospetta.
E’ inoltre importante vedere che al Giovanni Antonio Carta Serra di Benetutti abbiamo attribuito già molti figli Carta Soliveras (Cristoforo, Giovanni, Giovanni Leonardo e Francesco) nonché i figli Carta Cabizudo (Antonio Michele, Zaccaria e Agostino). Ora compaiono questi nuovi di Sorgono (Sebastiano, Francesco, Melchiorre, Giacomo, Diego, Salvatore e Giovanni Battista) che dai Parlamenti successivi scopriremo chiamarsi Carta Pirella.
Come spiegare tutta questa vicenda ?
Dopo lunghi studi, elucubrazioni, ricerche e prove, vi riassumo quello che credo essere stata la storia di questa famiglia, aperto però a qualsiasi notizia possa darmi un’interpretazione diversa.
Tutti i Carta delle prime generazioni, almeno da Francesco del 1520 in poi, fino ai suoi nipoti (con l’esclusione di un figlio di Giorgio che si trasferisce ad Alghero) appaiono essere originari di Benetutti e qui residenti. Certamente i loro traffici orbitano in questa zona del Goceano e Monte Acuto. In realtà di molti non conosciamo il luogo di nascita, ma di tutti si dice e vengono definiti “di Benetutti”. Benetutti è dunque la “culla” della nostra famiglia e tutti paiono nati in questo Villaggio. Eccetto uno, il citato Vescovo Sebastiano, che sappiamo essere nato a Sorgono nel 1577. Questo significa che suo padre Cristoforo senior ha i suoi interessi iniziali e principali a Benetutti e qui forse si è sposato, forse una prima volta, ma in seguito i suoi interessi si sono spostati anche a Sorgono, dove forse si è sposato una seconda volta e ha avuto altri figli tra cui certamente Sebastiano. Sebastiano Carta parrebbe essere infatti il più giovane dei suoi figli (e forse proprio per questo si è dedicato alla carriera religiosa) in quanto compare per la prima volta nel Parlamento del 1614 mentre i suoi fratelli partecipano fin dal Parlamento del 1573 (Sebastiano è nato nel 1577). E’ anche possibile che Cristoforo senior abbia avuto una sola moglie e alcuni suoi figli siano nati a Benetutti e altri a Sorgono.
Giovanni Antonio Carta, tra tutti i figli di Cristoforo senior, è l’unico per il quale viene indicato anche il cognome della madre, Serra. Dunque il padre Cristoforo ha sposato una Serra e Giovanni Antonio è un Carta Serra. E’ altamente probabile che la moglie di Cristoforo sia una Serra dei famosi Serra di Sorgono.
Dagli atti del Parlamento del 1625 abbiamo visto come la liberalità del Vescovo Sebastiano guadagni ad un suo fratello, il mio antenato Giovanni Antonio, il titolo nobiliare. Che Giovanni Antonio fosse un suo affezionato fratello, forse più degli altri, lo dimostra forse il fatto che un suo figlio si chiama proprio Sebastiano mentre nelle generazioni vicine non ne compaiono altri. Forse per questo motivo Sebastiano, comprando dal Sovrano il titolo nobiliare, scelse che questo venisse attribuito proprio a Giovanni Antonio e non ad un altro fratello. Giovanni Antonio appare essere tra l’altro il primogenito tra i suoi fratelli Carta Serra.
Giovanni Antonio Carta Serra ha avuto molti figli a Benetutti, e per molti viene indicato il cognome della madre, una Soliveras, e abbiamo quindi i già citati : Cristoforo junior Carta Soliveras, Giovanni Carta Soliveras, Giovanni Leonardo Carta Soliveras e Francesco Carta Soliveras.
Cristoforo junior Carta Soliveras, che credo fosse il maggiore perché viene sempre nominato per primo, muore a Benetutti l’11 marzo 1645. Era sposato con Maria Flores Farina è ha avuto moltissimi figli e figlie.
Giovanni Leonardo Carta Soliveras a volte viene indicato come residente a Benetutti e a volte come residente a Ozieri : con lui è la prima volta che viene citata Ozieri in relazione ai Carta.
Le notizie sugli altri fratelli ve le risparmio.
Successivamente compaiono, come fratelli di questi Carta Soliveras, i Carta Cabizudo : il nostro Giovanni Antonio Carta Serra pare essersi sposato una seconda volta, con una Cabizudo. Negli anni verranno nominati Antonio Michele Carta Cabizudo (sacerdote di Benetutti), Zaccaria Carta Cabizudo e Agostino Carta Cabizudo (quest’ultimo si sposa con Giovannangela Branca De Cortes Sanna e ha almeno una figlia, Maddalena, battezzata a Benetutti il 6 novembre 1633).
A questo punto le cose si complicano ulteriormente.
Potrebbero venirmi in aiuto i Quinque Libri di Benetutti ma sono troppo lacunosi negli anni iniziali. Negli anni successivi, quando ormai non riesco più a capire “chi sia figlio di chi”, compaiono moltissimi nuclei familiari Carta, inestricabili. E’ possibile costruire moltissimi piccoli alberi genealogici ma a tutti mancano le radici ed è difficilissimo legarli tra loro. Si capisce che sono tutti cugini, ma niente di più. Oltre a questi, molti dei Carta registrati nel libro dei Battesimi, in quello delle Cresime o in quello dei Matrimoni non sono né Cavalieri né Nobili e discendono quindi da fratelli o cugini del primo Leonardo Carta che combatté sotto le mura di Napoli e con me hanno ben poco a che fare essendo lontanissimi collaterali, e quindi non mi sono curato delle loro discendenze. Altri probabilmente sono discendenti di fratelli o cugini di Francesco del 1520 e ancora una volta sono troppo lontani da me. Gli altri invece sono discendenti diretti di Francesco ma non si riesce a completare i legami tra loro. Questi Quinque Libri, almeno indirettamente mi danno però alcuni indizi che, interpretati, si collegano a quanto ho scritto finora e suffragano le mie ricostruzioni. Infatti, sappiamo che il nostro Giovanni Antonio ebbe molti figli e figlie. E spesso questi compaiono nei Quinque Libri, e loro o i loro figli sono registrati tra coloro che ricevono il Battesimo, la Cresima, che si sposano, che muoiono, ma anche, frequentissimamente come padrini e testimoni. Di quelli che ricevono i Sacramenti conosciamo, perché sono registrati, i padrini di Battesimo, i padrini di Cresima e i testimoni di nozze…la cosa assolutamente strana è che il nostro Giovanni Antonio Carta, pur ancora vivo, non viene mai nominato, come se da Benetutti fosse scomparso nel nulla, e anche “scomparso malamente”, aggiungo io. Solo come esempio, abbiamo visto che il suo primogenito Cristoforo si sposa con Maria Flores (o Fiore, o Floris. In altri punti viene indicata come Maria Farina) e ha avuto molti figli, almeno otto nati a Benetutti : Grazia Angela (battezzata il 14 gennaio 1623 e deceduta il 19 giugno 1663), Caterina Angela (battezzata il 2 febbraio 1626), Antonio (battezzato il 10 giugno 1628), Giovanni Maria (battezzato il 25 luglio 1629), un altro Giovanni Maria (battezzato il 23 marzo 1631), Giovanni Antonio come il nonno (battezzato il 20 agosto 1633 e deceduto il 26 agosto 1662), Giovanni Leonardo (cresimato nel 1640) e Francesco Angelo Carta Flores (battezzato il 6 ottobre 1636). La cosa notevole è che per nessuno di questi, e per nessun altro, venga chiamato a far da padrino o da testimone il nostro Don Giovanni Antonio. E questo è veramente strano considerando anche il fatto che, essendo stato tra l’altro dichiarato Nobile nel 1627, è certamente un parente prestigioso, un nonno importante. Eppure nessuno lo cerca. Addirittura, nei Parlamenti, tutti questi suoi familiari, anche successivamente al 1627, risultano ancora ammessi come “Cavalieri” e non come “Nobili”, titolo quest’ultimo che sarebbe loro spettato in quanto figli e discendenti di Nobile con titolo ereditario.
Dove dunque è andato a finire Giovanni Antonio Carta di Benetutti ? Nel 1641 e soprattutto nel 1653, come abbiamo visto, ricompare a Sorgono ! A Sorgono, lo stesso paese di nascita del Vescovo Sebastiano, il nostro Don Giovanni Antonio, Nobile, è sposato con una Pirella, con numerosi figli tra cui il primogenito si chiama proprio Sebastiano.
Cosa dunque ne ho potuto ricostruire ?
A me pare che il nostro Giovanni Antonio Carta Serra si sia allontanato da Benetutti, probabilmente per dissapori familiari, per sposarsi per la terza volta, stavolta a Sorgono - o a Nuoro, villaggio d’origine dei Pirella - e forse proprio a causa di questo in rotta con la famiglia. Tanto in rotta che le famiglie rimaste a Benetutti non vogliono più avere a che fare con lui, come se più non esistesse.
A Sorgono, Don Giovanni Antonio Carta Serra ebbe altri numerosi figli, Carta Pirella : Sebastiano, appunto, Francesco, Melchiorre - chiamato così probabilmente dal Vescovo Melchiorre Pirella già citato prima, certamente parente della terza moglie di Giovanni Antonio -, Giacomo, Pietro Diego, Salvatore, Giovanni Battista, per citare solo i figli maschi.
Mentre del titolo di Nobiltà non si avvalgono i suoi figli di Benetutti, quelli di Sorgono, ovviamente, lo utilizzano subito e nei Parlamenti vengono registrati come Nobili.
Chi più presente chi meno, i Carta Pirella partecipano a tutti i Parlamenti dal 1641 al 1698. Il primogenito Sebastiano sembrerebbe ammesso anche al voto (quindi è maggiorenne) fin dal 1641. Come minimo è nato quindi nel 1621, data che coincide con il periodo in cui suo padre Giovanni Antonio si è allontanato definitivamente da Benetutti e si è da poco risposato. Questa intuizione è stata confermata dall’atto di Cresima di Sebastiano Carta, figlio di (Giovanni) Antonio Carta e di Ippolita Pirella cresimato nella Cattedrale di Cagliari il 6 gennaio 1635.
Qualcuno potrebbe obiettare che, visto anche l’ampio excursus di anni in cui Giovanni Antonio Carta si presenta nei Parlamenti (1573-1653), potrebbe in realtà trattarsi di due persone diverse, forse anche di padre e figlio o di nonno e nipote (lo stesso Cristoforo, primogenito Carta Soliveras ha un figlio che si chiama Giovanni Antonio come il nonno). Ma, alla mia ricostruzione viene in soccorso a questo punto lo stemma della famiglia, presente nel Diploma di Nobiltà. Infatti il Diploma è appartenuto certamente a Don Giovanni Antonio Carta di Sorgono, come abbiamo visto sopra, ma lo stemma è certamente attribuibile a Giovanni Antonio Carta Serra di Benetutti !
Nell’ultima pagina del Diploma del 1627 è infatti presente uno stemma. Che si tratti di uno stemma “parlante”, cioè con un suo esplicito significato relativo ai cognomi e alle famiglie coinvolte è subito evidente fin dal primo sguardo, perché appare a sinistra la comune rappresentazione del cognome “Carta” : un’aquila con una lettera tenuta nel becco. Ma al di là di questa facile interpretazione, cosa altro rappresenta questo stemma ?
E’ uno stemma semipartito troncato cioè diviso in due orizzontalmente in cui la metà superiore è a sua volta divisa in due quarti. Nel primo quarto a sinistra (a destra dello stemma; è il quarto che riguarda la famiglia principale) è raffigurata come ho detto un’aquila frontale volta a sinistra (a destra dello stemma) al naturale su fondo azzurro che tiene nel becco una carta con delle scritte. Questo è lo stemma della famiglia Carta, e fin qui ci siamo. Il resto dello stemma riguarda invece le alleanze e i matrimoni con altre famiglie. Vediamo come. Nel secondo quarto è raffigurato un uomo a cavallo di un cervo che galoppa verso sinistra (destra) seduto all’“amazzone” con in mano una lancia più o meno puntata verso un viso di sole raggiante, tutto al naturale. Nella metà inferiore su fondo oro ci sono due leoni controrampanti che tengono una sega sopra una testa umana. Il tutto è sormontato da un elmo ornato con piume svolazzanti.
Una donna che cavalca un cervo e che tiene frecce in mano rappresenta Diana cacciatrice ed è lo stemma delle famiglie Satta (saetta > satta).
La sega da sola o tenuta da orsi che segano un monte è lo stemma delle famiglie Serra (in sardo sa serra > sega; in epoca molto successiva e in altre famiglie Serra gli orsi verranno sostituiti da due leoni).
Nel nostro caso, cosa è rappresentato ?
Una volta che ho scoperto le “famiglie” coinvolte nella vita di Don Giovanni Antonio Carta, ho dovuto fare ricerche partendo dai “cognomi” coinvolti.
Nello stemma dei Soliveras è rappresentata una mano che indica il viso del sole e il suo cartiglio riporta la scritta “Mira el sol Y veras”. Poiché i rami cadetti erano soliti utilizzare stemmi modificati e uniti ad altri, è possibile forse vedere in questo stemma Carta una fusione tra lo stemma dei Soliveras e lo stemma dei Satta, cioè una unione tra un uomo Soliveras e una donna Satta : il sole non è più indicato da una mano né la persona a cavallo del cervo tiene saette in mano. Qui c’è una lancia che assolve entrambe le funzioni ed indica il sole. E’ una lettura un po’ stiracchiata ma plausibile.
Lo stemma dei Serra è una sega, ma la testa cosa rappresenta ? E perché ha sostituito il monte normalmente presente nello stemma delle famiglie Serra ? Ho scoperto che lo stemma dei Cabizudo è, giustamente e semplicemente, una testa (cabeza) con cimiero, su uno sfondo d’oro.
A questo punto l’interpretazione viene di conseguenza e lo stemma si legge dunque facilmente così :
Giovanni Antonio CARTA SERRA, è alleato e sposato in prime nozze con una SOLIVERAS SATTA, e alleato e sposato in seconde nozze con una CABIZUDO.
Nonostante il Diploma sia del 1627, il cognome e la famiglia Pirella (all’epoca c’è già stato il terzo matrimonio e sono nati alcuni figli) sembrerebbe non comparire nello stemma; forse perché all’epoca i Pirella non erano ancora titolati e non avevano un loro stemma ? In realtà ho recentemente scoperto che i Pirella già nel 1624 (quando vengono ammessi al Parlamento Vives) erano almeno certamente Cavalieri, e che lo stemma dei Pirella è un albero di pero tenuto da due leoni controrampanti ! Con questo non voglio dire che i due leoni che nel mio stemma tengono la sega al posto degli orsi siano la traccia dello stemma dei Pirella, perché certamente l’elemento identificativo dei Pirella non sono i leoni ma l’albero di pere, e i leoni sono un comune simbolo araldico, però anche questo è un dato interessante. In realtà la spiegazione più semplice della mancanza di un riferimento al cognome Pirella è che, come è noto, è altamente possibile che lo stemma non sia stato concesso a Giovanni Antonio Carta nel 1627 assieme alla Nobiltà bensì anni prima, forse con autonoma specifica concessione o con un diploma di conferma del Cavalierato, oggi dispersi.
Tutte queste coincidenze, allo stato attuale mi danno la certezza che Giovanni Antonio Carta Serra di Benetutti sposato con una Soliveras e poi con una Cabizudo è lo stesso Don Giovanni Antonio Carta di Sorgono sposato con una Pirella e nobilitato il 21 novembre 1627.
Avuta questa certezza, e vi assicuro che non è stato facile, possiamo fare altre considerazioni e quindi ripartire con la nostra cronaca.
Abbiamo visto come i Carta Pirella non hanno nessun problema a far valere il titolo perché posseggono il Diploma originale. Alla morte del nostro Don Giovanni Antonio Carta il Diploma originale resta sicuramente a Sorgono, ai suoi eredi di terzo letto. E’ infatti impossibile che sia stato riconsegnato a Benetutti agli eredi Carta Soliveras o Carta Cabizudo. E’ invece presumibile, ma non necessariamente certo, che il Diploma sia passato al figlio più grande tra quelli di Sorgono, che presumiamo essere Sebastiano Carta Pirella. Questo ci fa quindi arguire che il mio ramo della famiglia, e quindi i Carta di Ozieri da cui discendo io, non discende né dai prestigiosi Carta Soliveras né dagli intriganti Carta Cabizudo, tutti di Benetutti che è stata la avita culla della nostra famiglia, bensì dai cadetti e meno interessanti Carta Pirella di Sorgono. E se il Diploma è ora in mio possesso significa che i Carta di Ozieri molto probabilmente discendono direttamente da Sebastiano Carta Pirella.
Ma proseguiamo con i Parlamenti. Anzi... prima di proseguire, vorrei fare un’altra considerazione sullo stemma di famiglia.
Lo Spreti infatti, che in questa occasione non fa altro che citare il Mannucci, descrive per la famiglia Carta di Ozieri e la famiglia Carta di Benetutti uno stesso stemma, ma completamente diverso da quello che compare nel nostro Diploma. Lo stemma che descrive è questo :
“d’azzurro alla fascia a spina di pesce di rosso, orlata d’oro, accompagnata in capo da tre stelle di otto raggi, ordinate in fascia, ed in punta da uno scaglione addestrato da una sega e sinistrato da un pesce capovolto, il tutto d’oro”.
E inoltre aggiunge : “si ritiene però che questa famiglia non abbia mai avuto concessione di stemma”.
Non so da dove sia stata presa questa descrizione di stemma, ed è probabile che effettivamente i Carta Nobili non abbiano mai avuto una concessione ufficiale dello stemma familiare (che infatti non viene espressamente descritto nel Diploma). Quel che è certo è però che Don Giovanni Antonio Carta Serra ebbe assegnato o scelse per sé lo stemma che io ho descritto sopra e che compare nell’ultima pagina del Diploma.
(continua)