da Morello » mercoledì 8 settembre 2010, 9:15
Gentile Carlotta,
facciamo attenzione a non confondere il cognome de Pizzis con Pizzi (cognome anche di una notissima cantante sanremese del passato). Nelle mie varie, quanto, ormai, sporadiche ricerche ho trovato anche dei de Pizzis vissuti nel Seicento a Torricella Peligna (Ch) se non erro, ma non giurerei sul loro legame con gli omonimi ortonesi. Può anche essere possibile che un de Pizzis in epoca imprecisata sia andato via da Ortona a trapiantar un ramo altrove, ma restano congetture che dovrebbero essere avvalorate da approfondite ricerche archivistiche. Ma sarebbero necessarie, indispensabili? Per una ricerca sulle famiglie nobili ortonesi, ovviamente! Ammettiamo, per ipotesi che un ramo nel Seicento si sia trasferito altrove, ebbene, i de Pizzis ortonesi si vantavano, forse favoleggiando, di aver posseduto feudi tra il XIII e il XIV secolo, ma solo verso la metà del Seicento "acquistarono" feudi nel chietino e nel teramano, feudi che poi man mano rivendettero, una specie di affare. Agli inizi del Settecento, restavano solo San Martino e Filetto, sul primo nel 1708 ebbero l'elevazione del titolo a Marchesato e poco dopo si vendettero pure Filetto. Nello stesso periodo i de Pizzis non furono ammessi nell'Ordine di Malta, vorrà pur dire qualcosa! Io posseggo la copia della domanda di ammissione a stampa, ed i de Pizzis avevano comprato feudi 50 anni prima ed erano stati appena fatti Marchesi. Forse all'epoca non bastava per entrare nell'Ordine. Ortona, città feudale dal 1526 al 1734, poi tornata demaniale, ottiene la separazione dei tre ceti nel Decurionato solo nel 1765 per Decreto Regio. I de Pizzis, ovviamente, rientrano nel 1° ceto, ma si estinguono entrambi i rami, quello marchionale e quello boh? ("Nobile di Ortona"?!?), in linea femminile alla fine del Settecento. Dopo l'Unità d'Italia, il Regno riconosce il patriziato aquilano e la nobiltà di Penne, non quella chietina. Nel 1908 dopo un ricorso riconosce la Nobiltà di Sulmona e basta! Queste sono le uniche nobiltà civiche che il Regno d'Italia riconobbe alle famiglie nobili di L'Aquila, Penne e Sulmona. Probabilmente se alcune famiglie ortonesi, annoverate nel primo ceto nel 1765 (de Lectis, Massari, Verratti e Berardi), ne avessero fatta formale richiesta, pagando tasse ecc.., sarebbe stato concesso anche il titolo di Nobile di Ortona (oggi inutile, siamo in una Repubblica, non bisogna mai dimenticarlo!). Ma così non è stato! I de Pizzis ortonesi, cmq, erano estinti da un pezzo. Ma torniamo all'ipotesi di un ramo de Pizzis divenuto Pizzi staccatosi da quello principale addirittura prima dell'acquisto dei feudi o immediatamente dopo (documenti alla mano, si capisce), cosa avrebbe a che fare con i Marchesi de Pizzis di San Martino "nobili di Ortona" estintisi in Ortona alla fine del Settecento? Per lo storico ortonese potrebbe essere una mera notizia, ma nulla più (sempre documenti alla mano, ovviamente)! Tenga conto, inoltre, che, come accennato, oltre a quello marchionale c'era un altro ramo de Pizzis in Ortona, che non aveva acquistato feudi e non era neppure "baronale" per così dire (sul concetto di baronaggio napoletano e sul suo mancato riconoscimento da parte del Regno unitario, confesso di avere qualche lacuna). Concludo quindi affermando che, per me i de Pizzis di Ortona, nei due rami, si sono estinti nei Benedetti di L'Aquila, nei Corvi di Sulmona e nei de Zelis di Ortona (sempre documenti alla mano!).
Cordialmente
Morello
IN IVSTITIA ET PACE PROBITAS