da VictorIII » domenica 8 gennaio 2023, 22:16
Veramente, grazie mille a entrambi Pierluigi e Kiuros per le parole gentilissimi e incoraggianti. È una tale gioia poter condividere notizie che interessano gli amici sul forum! Come promesso, condivido solo alcuni degli affascinanti documenti notarili trovati a Caltanissetta...
Nel 1559 Giovanni Guglielmo lo Chano acquista stoffe e cordoni nella bottega del magnifico Francesco Foresta, mercante genovese.
Ho trovato questo atto interessante non solo per la presenza dei genovesi, ma per vedere un mercante chiamato magnifico in questo periodo, e un mercante che possiede una bottega come sua principale forma di reddito.
Nel 1559 Venera de Mastrosimone, vedova di Pietro, nomina suo procuratore il nobile Battista Foresta di Caltanissetta (come si scoprirà poi, genovese) e gli affida l'incarico di recarsi a Palazzo Adriano e di far stipulare un contratto notarile nella suddetta località con che Don Vincenzo Pizinga, Barone di Palazzo Adriano, si impegna a prendere al suo servizio Laurella, 13 anni, figlia sua e del defunto Pietro.
Nell'anno 1560 morì a Caltanissetta il magnifico Francesco de Foresta da Genova senza aver prima potuto fare testamento in favore dei suoi eredi, i figli Giovanni Maria, Agostino e Battista. Quindi la curia del consolato dei Genovesi residenti in Caltanissetta, nell'interesse dei predetti eredi, alla presenza del magnifico Francesco Trucco, Console della "Nazione" genovese di Caltanissetta, nomina loro tutore mastro Battista Foresta, il quale è affidato l'incarico di redigere l'inventario dei beni del predetto defunto Francesco Foresta. Tra i creditori del defunto figurano i magnifici Stefano Spinola e Andrea Maczone, rappresentati dai loro procuratori magnifici Lionello Lercara e Francesco de Giudice, tutti genovesi.
Questo è interessante perché assistiamo ancora una volta a Caltanissetta un membro di una famiglia chiamato mastro mentre un altro si chiama misser o magnifico - e anche il mastro in quel momento non svolge attività artigiana. Inoltre, il fatto che complessi testamenti genovesi fossero impugnati e amministrati da Caltanissetta dimostra ulteriormente la profondità di quella colonia genovese in Caltanissetta e la continua interazione tra i due luoghi.
Sempre nel 1560 il defunto Francesco Foresta aveva costituito compagnia con i magnifici Stefano Spinola e Andrea Massone: ma dopo la sua morte, dai calcoli fatti circa la gestione della suddetta compagnia, risultava che il defunto Francesco era debitore ai suoi soci per quasi tutti i beni che erano in suo possesso. Pertanto oggi il magnifico Giovanni Maria Foresta, figlio maggiorenne del defunto Francesco, stipulando anche a nome dei fratelli minori Battista ed Agostino, consegna ai magnifici Lionello Lercara e Francesco de Iudice di Genova, avvocati di Stefano Spinola e Andrea Massone, un buona parte dei beni che costituivano l'eredità del defunto padre (che comprende numerosi tessuti pregiati).
Confermando che gli Spinola ei Massone (famiglia che faceva parte dell'Albergo Giustiniani) erano anche soci delle imprese fondiarie di Caltanissetta dei de Foresta. Continuiamo a testimoniare la complessa interazione tra i genovesi e la terra di Caltanissetta.
Nel 1569 Giuseppe Riccobeni da Pietraperzia (famiglia nobile), imprenditore sia in nome proprio che per conto del fratello Giovanni Filippo, riceve in prestito la somma di 9 once e 18 tarì dal magnifico Giovanni Sauli, procuratore a sua volta del magnifico Nicola de Gentile, residente dello stato di Caltanissetta
Ora i famosi Gentile di Genova si uniscono alla festa a Caltanissetta, e altre rami della nobile banca Sauli.
Nel 1569 Giovanni Guglielmo lo Chiano del fu Antonio e Vincenzo de Forte di Filippo ricevette in prestito la somma di 3 once e 18 tarì dal magnifico Giovanni Saul, a sua volta procuratore del magnifico Nicola de Gentile, affittuario dello stato di Caltanissetta.
Il denaro viene utilizzato per acquistare il grano per la semina della loro azienda agricola.
Ancora la banca Sauli finanzia le imprese delle famiglie nissene.
Nel 1570 (honorabilis) Silvestro e Giovanni lo Chano, padre e figlio, ricevono in prestito dal magnifico Giacomo Sauli, procuratore del magnifico Don Nicola de Gentile, affittuario dello stato di Caltanissetta, la somma di 2 once. Una clausola del contratto stabilisce che non possono portare via il grano che produrranno dalla loro fattoria a meno che non abbiano prima saldato il loro debito.
Sempre nel 1570 Il magnifico Giacomo Saul, procuratore di Nicola Gentile, affittuario dello stato di Caltanissetta, vende a Vincenzo Lo Chano di Giovanni Guglielmo 2 giovenchi per la somma di 7 once e 23 tarì. Da una nota del 2 agosto 1572 risulta che Vincenzo ha pagato il pagamento dei giovenchi.
Qui continuiamo a vedere i Lo Chiano che utilizzano Gentile e Sauli per finanziare molti rami Lo Chiano/Lo Chano separati dal decennio 1470 o prima.
Nel 1574 Rogito stipulato alla presenza del magnifico domino Giovan Battista Grimaldi, del magnifico Giovanni Matteo de Spata e degli "honorabiles" Francesco Mayorca e Raffaele Pullichino. Il magnifico domino Tommaso Promontorio di Genova, residente a Messina, e il magnifico Giacomo Sauli di Genova, residente a Caltanissetta, formano un sodalizio di un anno finalizzato alla conduzione di un'azienda agricola in contrada Serra di Falco. Tommaso affida a Giacomo 82 buoi, 3 mucche con i loro vitelli, 1600 maiali, 40 cavalli e 3 muli, altri equini e tutti gli attrezzi presenti nel podere, animali e attrezzature il cui valore complessivo ammonta alla somma di 1408 once; inoltre Tommaso affida al socio anche 300 corpi di grano e 150 corpi di orzo posti nelle fosse del suddetto podere. Giacomo, a sua volta, si impegna ad occuparsi dell'allevamento degli animali del socio e della semina e coltivazione della terra. A fine anno i due soci dovranno dividere le spese: tre quarti del ricavato andranno a Tommaso, un quarto a Giacomo.
Questo documento mostra l'intuitivamente comprensibile interazione dei Genovesi della Colonia di Messina con quelli di Caltanissetta. Si noti che mentre il magnifico dominus Giobattista Grimaldi vive a Messina, la famosa banca Sauli chiaramente opera a Caltanissetta con il magnifico Giacomo Sauli di Genova, residente a Caltanissetta. Questo è stato affascinante per me: perché Sauli non ha stabilito la sua residenza a Palermo oa Messina? Ovviamente questi fatti continuano a dimostrare l'importanza della Colonia interna di Caltanissetta - per molti versi pari a quelle di Palermo e di Messina. Inoltre, offre una prospettiva sorprendente sull'impatto che il denaro genovese ha avuto sulla crescita dell'economia nissena, e ci permette anche di vedere quell'economia del XVI secolo da una prospettiva macroeconomica come più di una "economia aperta" di quanto si pensasse in precedenza.
Nel 1577 Il magnifico domino Camillo Doria, commerciante genovese, stipulando sia in nome proprio che per conto di Filippo e Bartolomeo Doria, suoi soci, tutti e tre affittuari della contea di Caltanissetta, nomina suo procuratore Don Francesco Usodimare, affidandogli l'incarico di riscuotendo per conto suo e dei suoi soci tasse e censi sia in denaro che in cereali.
Questo atto è stato interessante per me perché vediamo i potenti nobili Doria e Usodimare, ei tre Doria tutti residenti a Caltanissetta. Inoltre, Camillo Doria è chiamato magnifico dominus (dominus solitamente riservato al feudatario o ai nobili titolati di quest'epoca) ma anche commerciante. Come sappiamo, il XVI secolo era ancora un tempo flessibile che consentiva un maggiore incrocio tra nobiltà e alti commercianti. E ancora vediamo altri nomi famosi genovesi come Promontorio
Nei riveli del 1607 troviamo Vincenzo Pognetta genovese (e anche il suo garzone si chiama Bartolo “lo genoesi”), Giorgio Signaco genoese, e Filippo Doria - ma non è chiaro se sia lo stesso Filippo Doria in affari con magnifico domino Camillo nel secolo precedente. Nei riveli del 1616 troviamo Jacopo Borgese della Citta d Genoa - con Jacopo vive suo figlio Bartolomeo di 25 anni. Ma poi in modo affascinante, e importante per la storia di Caltanissetta, trovo nel rivelo del 1623 Bartolomeo Borgese che ora vive solo, e non si chiama più genovese - anzi si chiama proprio "da questa terra di Caltanissetta" solo 7 anni dopo vediamo la sua famiglia descritta come genovese!
Sempre nei riveli del 1623 è Vincenzo Setimundo di Genova. In questi anni sono presenti anche molti Foresta mai descritti come genovesi, anche se non è chiaro se in questa prima parte del Seicento sia lo stesso Foresta nobile e mastri genovese che abbiamo visto negli atti notarili del XVI secolo o solo un omonimo siciliano .
Ma i genovesi non erano soli a Caltanissetta...
Nel 1552 i Cenami banchieri di Lucca e residenti a Palermo contribuirono a finanziare molte imprese a Caltanissetta.
Nel 1559 Il reverendo Don Giovanni Andrea Riccobeni da Pietraperzia e il magnifico Magno Serra, mercante catalano, fanno un rendiconto e il primo è debitore al secondo per la somma di 40. once. Don Giovanni Andrea riscuoteva anche debiti per conto di Magno a Pietraperzia.
dimostrando come i mercanti stranieri si servissero anche delle famiglie dell'interno per i loro affari.
Nel 1561 si nota la presenza a Caltanissetta del mercante catalano Giovanni Battista Spuches, che vende vari tipi di fabri
ovviamente conosciamo bene il famoso nome.
Nel 1574 Il magnifico Magio Serra, mercante catalano residente a Caltanissetta, concede ai magnifici Guglielmo Torre e Damiano Sarra, soci, mercanti catalani residenti a Palermo, i crediti che vanta su numerosi abitanti di Caltanissetta, crediti che insieme ammontano alla somma di 123.3.16 once.
Collettivamente, questi documenti aiutano a costruire un quadro più luminoso della storia precedente di Caltanissetta, in particolare la storia dei genovesi e di altre famiglie straniere che hanno avuto un grande impatto sulla crescita economica di quella terra e della sua gente. Continuo a ritenere che Caltanissetta fosse un perfetto avamposto per i genovesi in quanto diversificava il loro "portafoglio" costiero, pur consentendo attività bancarie e terrestri, il tutto accanto alla potente Moncada a cui erano particolarmente interessati per il collegamento spagnolo sia dei genovesi che dei Moncada.