Salve,
mi dispiace poter sembrare ripetitivo, ma credo sia un argomento da affrontare con la stessa serietà usata da altri paesi civili.
Ieri, con bellissime, inequivocabili parole, il Presidente del Consiglio Dr. Draghi ( https://www.governo.it/it/media/il-pres ... ordo/19110 ), ha commemorato davanti al Senato ed alla presenza del Presidente della Repubblica, il Giorno del Ricordo delle vittime della "pulizia etnica" operata negli ultimi mesi di guerra e soprattutto a guerra finita a danno della popolazione Italiana di Istria, Dalmazia e Venezia Giulia; operazione condotta per ordine diretto del sedicente "Maresciallo Tito", capo del movimento comunista jugoslavo e messo in atto con feroce precisione dai volenterosi carnefici delle sue bande partigiane.
Omicidi di massa, deportazioni, esilio forzato. Ed i pochi che poterono avere almeno salva la vita giungendo in Italia, furono spesso trattati con disprezzo o indifferenza, da una politica miope ed asservita alle ideologie, che trovò addirittura giustificazioni per quegli orrori indescrivibili.
Al cosidetto "Maresciallo Tito" che con pugno di ferro tenne assieme la Jugoslavia fino alla sua morte, il 2 ottobre 1969, l'Italia conferì la sua massima onorificenza, la Gran Croce decorata di Gran Cordone dell'Ordine al Merito della Repubblica.
Ora che anche le massime istanze dello Stato, con parole inequivocabili, hanno condannato le azioni compiute per ordine di "Tito", condannando quindi irrevocabilmente la sua persona che oggi, finalmente appare quale un volgare assassino, responsabile di crimini contro l'umanità, forse sarebbe finalmente ora che si intraprendano i passi necessari affinché venga revocata l'onorificenza conferita a quell'individuo.
Molti esecutori materiali dei delitti ordinati da "Tito", ricevettero dall'Italia anche decorazioni al Valor Militare, infangando il prestigio della nostra più alta decorazione, nata per premiare il coraggio ed il sacrificio dei soldati in guerra. Purtroppo sarebbe troppo difficile cercare i nominativi di tutti questi sanguinari, vigliacchi esecutori di ordini.
La civilissima Polonia, paese cui ci accomuna storicamente una grande vicinanza nella lotta per la libertà, l'autonomia e l'indipendenza, sin dai tempi delle guerre napoleoniche, del risorgimento e della Guerra di Liberazione (significativo, il motto sui vessilli degli insorti polacchi del 1831, che era anche sulle bandiere del Generale Anders a Cassino: "Per la vostra e la nostra libertà"), uscita dal buio della dittatura comunista, tra i suoi primi atti, volle rivedere con serietà e precisione proprio anche i conferimenti dei propri ordini cavallereschi. Uno degli ultimi atti del governo presieduto dal Generale d'Armata Wojciech Jaruzelski, fu quello di revocare la Gran Croce dell'Ordine "Virtuti Militari" che il defunto Segretario Generale del PCUS, Leonid Brezhnev pretese gli fosse conferita; ma ancora più significativo, è il provvedimento del Governo Polacco col quale nel 1995 venne revocata la "Croce d'Oro" (IV Classe) sempre dell'Ordine "Virtuti Militari", che il Presidente Polacco Boleslaw Bierut, conferì poco dopo la Seconda Guerra Mondiale, al Generale sovietico Ivan Serov, colui che, ricevuto l'ordine esecutivo da Stalin, di eliminare i prigionieri polacchi detenuti nei campi di detenzione ucraini, provedette con micidiale precisione alla loro uccisione, per un totale di oltre 30.000 assassinati, in quello che oggi è comunemente noto come il massacro delle "Fosse di Katyn", mirabilmente messo in scena dal regista Andrzej Wajda in uno splendido film.
Quello di Katyn, è un massacro che ha delle tragiche simiglianze con quanto commesso qui da noi, per ordine di "Tito", tra cui la "cancellazione", la "mistificazione" e, solo dopo decenni, il ristabilimento della verità.
Per questo, credo che Josip Broz, detto "Tito", quale capo del movimento partigiano comunista jugoslavo e poi capo della Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia, ora riconosciuto quale responsabile dei crimini commessi ai nostri confini orientali, possa assurgere a simbolo della condanna di quegli stessi crimini; condanna che a mio parere debba necessariamente comportare il ritiro e l'annullamento dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana a suo tempo conferitogli.
Non è moralmente possibile quindi, che nel numero di coloro -Italiani e stranieri- che hanno ben meritato verso la nostra Patria e che per questo sono stati insigniti dell'OMRI, vi sia un personaggio che svilisce, sporcandolo di sangue innocente, il prestigio e l'onore della nostra più alta decorazione al merito.
Spero che tra i Membri di questo Forum possa esservi chi, per la propria posizione e prestigio culturale e pubblico, possa contribuire a far togliere a "Tito" un onore che non gli è mai spettato e che ha ricevuto unicamente per servili convenienze politiche.
Enzo Calabresi