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SAN GIORGIO DI CAPPADOCIA CAVALIERE E MARTIRE DI LYDDA
Reggio Calabria, 23 Aprile 2021
Lettera Aperta a S.E. il Luogotenente di Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine
Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Cipro di Rodi e di Malta e a tutti i
“Responsabili”,
Eccellenza, Eccellenze, Carissimi Confratelli, alcuni di Voi, unitamente alle considerazioni
suscitate dalla Edificante Testimonianza di Vita Melitense del Ven.do Balì Frà Roggero
Caccia Dominioni, mi hanno convinto che è giunto il “momento” di affrontare da Cavaliere
Balì Gran Croce di Giustizia la situazione. Infatti, ormai da tempo, si respira nell’ambito del
Sovrano Militare Ordine un’aria a dir poco “pesante”: una nebbia avvolge ogni attività, tutto
è guardato con sospetto -con timore- oserei dire con paura. La paventata “Riforma”: voluta
da tutti? Sostenuta da pochi, conosciuta da pochissimi Addetti ai “Lavori”, ma soprattutto
non conosciuta dai potenziali destinatari. Destinatari ai quali è stata preclusa ogni possibilità
di intervenire, prima e durante, se escludiamo forme colorite prive di un qualsiasi carattere
sostanziale. Ed a tutt’oggi non si sa a che punto sia, o se sia arrivata ad un punto.
Per quanto riguarda i Cavalieri Professi, mai interpellati, non è stata data alcuna seria
possibilità di cognizione degli eventi. Quindi, viene da pensare ad un moderno ed “incauto”
modo, rispetto a quello già tentato, di sovvertire il Sovrano Militare Ordine senza che si
avverta alcun senso di responsabilità: con leggerezza ed approssimazione. Trascurando la
cautela che le ombre dell’incertezza oscurano in questo tempo. Proseguendo in un tentativo
neanche celato di disgregazione dei concetti fondamentali, queste ombre invece che favorire
con decisioni sagge ed appropriate alla gravità di queste ore con generosità e sensibilità,
sembrano sviare chi ha la “Responsabilità” della conduzione. Si tende ad acuire le divisioni
ed il dissenso, mentre andrebbe affrontato e sottoposto a seria riflessione, onde adeguare il
tutto in un utile e proficuo non destabilizzante confronto per il bene dell’Ordine ed ad
Majorem Dei Gloriam. Questi eventi mi hanno spinto, alla luce anche dell’umana fragilità
sperimentata nella precarietà della mia salute, che Grazie a Dio trovo alle mie spalle, a
richiamare i “Responsabili”, memore dell’Alta Carica che ho avuto l’Onore di ricoprire, ad
un maggior senso di valutazione e cautela onde evitare divisioni non utili e contrapposizioni
sterili che porterebbero ad eventi non più controllabili e distruttivi. Non desiderando
idealmente con tale affermazione escludere nessuno che in qualità di Cavaliere, Dama, o
Donato si senta in coscienza parte dell’Istituzione Melitense.
Volutamente non mi soffermo sui dettagli ma ritengo, non appropriato, parlare di
riforme costituzionali in mancanza di un’attenta lettura analitica delle stesse alla luce dei
Principi Ordinamentali fondanti, senza dimenticare la Tradizione che non può rimanere
relegata a semplice ammennicolo di interessi da salotto, perché costituisce essa stessa un
tutt’uno con la Tuitio Fidei e l’Obsequium Pauperum che ci caratterizzano.
Rimane enigmatico come questo piccolo grande Esercito di Cavalieri, dalla Terra
Santa dove tutto ha avuto inizio, pur avendo perduto la legittima signoria sui territori ad Essi
appartenenti, abbia potuto continuare a portare avanti la propria unicità mantenendo
immutata per quasi mille anni la propria Identità, divenuta tangibile con l’edificazione primo
Hospitale in Gerusalemme.
Adesso è arrivato il tempo dell’assunzione di responsabilità -i Cavalieri di Malta- di
oggi agiscano secondo retta Coscienza Melitense e Morale ad Essa propria! Rammentino
Essi “i Doveri” verso la Storia, così come il nostro autentico Deposito ci è giunto per mezzo
anche dello Spirito di Sacrificio dei Confratelli che hanno difeso non di rado a costo della
vita la Sacra Religione Gerosolimitana e tutto ciò che Essa difende e rappresenta da più di
novecento anni: i Posteri ci chiameranno in giudizio.
C’è uno Stato Sovrano -uno degli Ordini al contempo Religiosi e Militari più antichi
della cristianità-, Religiosi perché Militari, Militari perché Religiosi; un’Identità questa che
ha sempre privilegiato l’assistenza ai Signori Malati, l’aiuto ai Signori Poveri e il sostegno
agli Ultimi a prescindere dal loro credo, cercando sempre di preservare nello Spirito del
Risorto che è nostra Speranza di artigiani della Giustizia e della Solidarietà; quali Testimoni,
esperti di Umanità e di Pace, del Bene e del Gusto dell’Essenziale, legati al valore della
Parola data. Questo è, e sempre sarà il Cavaliere di Malta, Cavaliere nella mente, nel cuore e
nello Spirito.
Confraternamente
Balì Frà Carlo d’Ippolito di Sant’Ippolito