GLI STEMMI DEI SANSEVERINO

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GLI STEMMI DEI SANSEVERINO

Messaggioda Grimaldi » giovedì 4 novembre 2004, 18:06

Gentili signori,
tempo fa scrissi un breve articolo sull'araldica della casata dei Sanseverino e lo pubblico in questo topic sperando che possa interessare che possiate aiutarmi ad approfondirlo e/o a correggerlo.
Grazie.

Giovanni Grimaldi


*********


"Gli stemmi dei Sanseverino



Nel sec. XI tre fratelli normanni vennero al seguito degli Altavilla
(che forse erano loro parenti) alla conquista dell'Italia meridionale.

Di questi tre fratelli Angerio, Signore di San Adiutore, diede origine
alla stirpe dei Filangieri ("Filii Angerii"), da Silvano, discese la
famiglia dei Gravina e da Turigisio (+ post 4-4-1081), Signore di
Sanseverino e Conte di Rota discesero i Sanseverino, che chiaramente
trassero il loro cognome dall'antico ed omonimo feudo di famiglia.

Ed è proprio dell'araldica di quest'ultima famiglia che ci occuperemo,
sia per la varietà degli stemmi della loro casata (le cosiddette
"brisure") sia per l'importanza di tale casato, trattando comunque i
rami più importanti e tralasciando gli stemmi originati da feudi, da
matrimoni e quelli personali.

Innanzitutto, dunque, possiamo ricordare che questa famiglia ebbe in origine come proprio stemma solo un campo d'argento (come era lo stendardo sulla torre del castello di Diano, oggi Teggiano, in
Campania), che probabilmente fu il colore del casato fra i sec XI-XIII.

Secondo la tradizione, poi, durante la battaglia di Benevento del
26-2-1266, Ruggero Sanseverino (* 1237 ca. + Marsico 1285), 3 Conte
di Marsico, Barone di Sanseverino, ecc., per incoraggiare i suoi soldati
in un momento difficile dello scontro legò alla sua spada una camicia
intrisa del sangue di un capitano nemico da lui ucciso e formandone
così una bandiera li portò alla vittoria. Da quell'impresa, re Carlo
I d'Angiò, volle che sull'antico stemma d'argento dei Sanseverino
fosse posta una fascia rossa.

Ad ogni modo, dalla metà del XIII sec., i Sanseverino Conti di
Marsico, poi anche Principi di Salerno, ovvero la linea principale del
casato, adottarono come stemma "d'argento alla fascia di rosso" (anche
se alcuni membri sostituirono a volte il campo d'argento con un campo
d'oro).

Tale ramo si estinse, nella linea primogenita, con Don Ferdinando (*
18-1-1507 + in Francia 1572), 4 Principe di Salerno, 16 Conte di
Marsico, Barone di Sanseverino e Cilento, Signore di San Gabriele,
Patrizio Napoletano ecc.dal 1508; i cui beni vennero confiscati per
tradimento ed egli morì in esilio in Francia.

La regola generale dell'araldica era che una casata conservava lo stemma
nelle linea primogenita e che invece i cadetti di quella famiglia
(ovvero i figli successivi al primogenito, che ereditava tutto o quasi
il patrimonio della casata) brisavano (modificavano) in parte lo stemma
avito, ad esempio con bordure, come nel caso dei Sanseverino.

Dal ramo dei Conti di Marsico, erano discese però anche altre
casate, che, in quanto rami cadetti, usarono brisare in vari modi lo
stemma di famiglia "d'argento alla fascia di rosso".

Da Ruggero (+ ca. 1376), 1 Conte di Mileto e Terranova, figlio di
Enrico (+ 1314), 5 Conte di Marsico, discesero i Conti di Mileto,
estinti nella linea diretta con Ludovico (+ giustiziato con i cugini
1403), 4 Conte di Mileto. Tale ramo usava uno stemma "d'argento alla
fascia di rosso alla bordura scaccata d'argento al rastrello di 5
pendenti di rosso", cioè all'originale stemma del ramo principale
aggiunsero una bordura scaccata e un rastrello (o lambello) rosso con 5
denti.

Da tale ramo discesero poi i Sanseverino Baroni di Marcellinara
(attualmente esistenti).

Da Francesco, Conte di Lauria, figlio di Tommaso (* 1308 + 1358), 6
Conte di Marsico, erano discesi i Conti di Lauria, poi anche Duchi di
Scalea (estinti nel XV sec.), che usarono come arma "d'argento alla
fascia di rosso e bordura di rosso", ovvero aggiunsero come loro stemma
la bordura rossa allo stemma di famiglia.

Da Bertrando (+ post 1404), 1 Signore di Caiazzo, figlio di Antonio
(+ 1384), 7 Conte di Marsico, discesero i Conti di Caiazzo (estinti
nei Rossi di San Secondo, ma da cui originarono anche altri rami minori)
che in origine usarono quale arma "d'argento alla fascia di rosso, alla
bordura di rosso caricata di sedici stelle d'argento", ovvero allo
stemma di famiglia, brisato come avevano adottato i cugini di Lauria,
essi aggiunsero le stelle argentate.

In seguito, però, Roberto (* 1418 + ucciso in una imboscata, Calliano
9-8-1487), 1 Conte di Caiazzo, ecc., nipote ex filio di Bertrando,
aggiunse al suo anche il cognome d'Aragona per concessione del Re di
Napoli ed ottenenne di usare quindi come stemma "partito nel 1 d'oro
a quattro pali di rosso (Aragona) e nel 2 d'argento alla fascia di
rosso, alla bordura di rosso caricata di sedici stelle d'argento
(Sanseverino di Caiazzo)" inquartando le armi delle due casate e tale
stemma restò ai suoi discendenti (così come ad un ramo che finì a Genova ed entrò nel patriziato locale, come ricorda Scorza).

Questi citati furono quindi i principali rami discesi dalla casata dei
Conti di Marsico, che usarono nei secoli l'originale stemma d'argento
alla fascia di rosso, mentre i loro rami cadetti usarono in generale
modificare tale stemma con una bordura rossa, modificata essa stessa in
altri casi.

Dobbiamo però ricordare che dai Conti di Marsico discese anche
un'altra grande e prolifica linea della famiglia.

Infatti da Giacomo Sanseverino (+ 1348), 1 Conte di Tricarico e
Chiaromonte, figlio cadetto del citato Ruggero 3 Conte di Marsico,
discese l'altro grande ramo del casato, ovvero quello dei Conti di
Tricarico, poi anche Principi di Bisignano.

Questo ramo usò lo stesso stemma di famiglia, giacchè anch'essi
erano discendenti del Conte Ruggero, ma lo brisò a sua volta con una
bordura d'azzurro (forse i colori degli angioini, ramo dei re di
Francia) e quindi il loro stemma si blasonava "d'argento alla fascia di
rosso alla bordura d'azzurro", anche se alcuni suoi membri usarono
aggiungervi altre brisure, come Don Pietro Antonio (+ 1553/1569), 4
Principe di Bisignano, che inseriva sul suo blasone anche un lambello a
tre denti d'azzurro.

Da questo ramo discese poi anche la linea dei Conti di Saponara,
attraverso Ugo, 1 Conte di Saponara e nipote ex filio di Ugo 1
Conte di Potenza, a sua volta figlio del citato Conte Giacomo.

Questa casata come ramo cadetto dei Conti di Tricarico usarono lo stesso
stemma di famiglia ma lo brisarono a loro volta inserendo nella bordura
9 bisanti d'argento, in modo che il loro stemma risultava "d'argento
alla fascia di rosso alla bordura d'azzurro caricata di 9 bisanti del
campo".

La linea principale dei Conti di Tricarico e di quelli di Saponara si
estinsero poi nel ramo di San Chirico, un altro ramo cadetto disceso dai
Conti di Tricarico, che raccolse i vari titoli di famiglia (Saponara,
Bisignano, Tricarico, ecc.) e che si estinse infine con Donna Maria
Antonietta (* Napoli 21-9-1843 + Foggia 9-5-1875), 21 Contessa di
Chiaromonte che sposò Francesco Costa dei Marchesi di Arielli
originando i Costa Sanseverino.

Altro ramo provenne da Stefano, detto Conte di Matera, figlio cadetto di
Ruggero (+ 1359/1362), 2 Conte di Chiaromonte e Tricarico, dal quale
discesero i Conti di Capaccio, che avevano come stemma "d'argento alla
fascia di rosso alla bordura spinata d'argento e di rosso" (come si nota
su una tomba di tale casata nel Duomo di Salerno) e che rappresenta una
brisura diversa rispetto alle altre dello stesso ramo.

In generale comunque possiamo notare che il ramo disceso dai Conti di
Tricarico usò nei secoli l'originale stemma d'argento alla fascia di
rosso ma con la bordura d'azzurro, mentre i loro rami cadetti usarono in
generale modificare tale bordura, per differenziarsi dagli altri rami.

Concludendo quindi potremmo ricordare che i vari rami della Casata
adottarono molti motti araldici, dall'antico "De morso non timeo", fino
al simpatico "Porto le corna ch'ogni huom le vede e qualche altro le
porta che no'l crede", riferito al cimiero del ramo principale
costituito da un elmo dal quale si levano due corna bianche fasciate di
rosso (come lo stemma).

Ad ogni modo i Sanseverino, attraverso i molti secoli e le varie
ramificazioni del loro casato ci danno l'opportunità di studiare
l'araldica della loro famiglia e di seguirne le varie brisure e
particolarità, la cui conoscenza può ad esempio aiutare lo storico e
lo studioso a identificare un personaggio di tale casato (o almeno la
sua appartenenza ad un determinato ramo) attraverso il suo stemma,
magari scolpito su un palazzo, una cappella o disegnato in un libro."


Grazie a tutti per l'attenzione e per gli eventuali commenti, aiuti, suggerimenti e critiche.

G.G.
Ultima modifica di Grimaldi il mercoledì 10 novembre 2004, 13:44, modificato 2 volte in totale.
Grimaldi
 

Messaggioda fra' Eusanio da Ocre » giovedì 4 novembre 2004, 19:25

Davvero interessante, egregio collega.

Il suo lavoro allarga ed arricchisce le poche note che C. G. Gattini scrisse al riguardo nella prefazione al suo Le armi dei comuni della provincia di Basilicata, libro del quale si è già parlato altre volte nel forum.

In codeste note egli accennò alla brisura parlante dei Sanseverino di Tursi, che (chiedo scusa :oops: se la memoria non assiste appieno il vecchio frate) accompagnavano l'avita fascia di rosso con una bordura di (argento?), caricata da otto torsi di cavolo di verde, e della quale però non v'è traccia nella sua dotta esposizione.

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Messaggioda Cottoneum » giovedì 4 novembre 2004, 19:42

Molto interessante.
Parlando di brisure, sul soffitto nel salone del castello di Cardiff vi è la genealogia dei Crichton Stuart, marchesi di Bute. In cima c'è lo stemma di famiglia, a fianco di ogni nome c'è lo stemma brisato, con ogni tipo di brisura, con variazioni etc.
Veramente stupendo.

Se Vi capitasse di trovarVi in Cardiff, vi consiglio di visitarlo (non solo per la brisura, ma anche per l'architettura e le stanze incantevoli)
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Duchi....... dei torsoli!

Messaggioda Grimaldi » venerdì 5 novembre 2004, 11:14

Egr. frate,
quel che lei ricorda è esatto! I Duchi di Tursi portavano quale stemma l'arma dei Sanseverino brisata e caricata con dei torsoli (per altro in napoletano detti "turzi", simile a Tursi).
Ma come ho indicato nel breve articolo non avrei parlato dei rami minori e degli stemmi che usavano.
A presto.

G.G.
Grimaldi
 

Messaggioda Karl von Blaas » venerdì 5 novembre 2004, 13:20

Molto interessante. Sto cercando da anni notizie dettagliate sui San Saverino d'Aragona trapiantati a Parigi, di cui si ricorda in particolare Ottavio che fu ministro del Duca di Parma proprio a Parigi agli inizi dell'700 e suo figlio, naturalizzato francese, cavaliere del Santo Spirito.

Potete aiutarmi?

Grazie

Karl von Blaas
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Re: Duchi....... dei torsoli!

Messaggioda fra' Eusanio da Ocre » lunedì 8 novembre 2004, 18:07

Grimaldi ha scritto:Egr. frate,
quel che lei ricorda è esatto! I Duchi di Tursi portavano quale stemma l'arma dei Sanseverino brisata e caricata con dei torsoli (per altro in napoletano detti "turzi", simile a Tursi).

Certo, un rarissimo caso di brisura parlante, nonchè felicissimo esempio dell'italica fantasia, anche nella nostra scienza araldica! :P

Ma come ho indicato nel breve articolo non avrei parlato dei rami minori e degli stemmi che usavano.
A presto.
G.G.


Il vecchio frate si rammarica per non aver notato prima la precisazione.

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Cosa sarà mai.....?

Messaggioda Grimaldi » martedì 9 novembre 2004, 11:24

Caro frate,
non si rammarichi! Per carità! Una semplice svista può capitare a tutti! Piuttosto, se l'argomento interessa, potrei cercare altre informazioni su rami minori e stemmi personali, in questo caso, almeno per ora, di personaggi dei Sanseverino.
A presto,

G
Grimaldi
 

Messaggioda fra' Eusanio da Ocre » martedì 9 novembre 2004, 17:21

Perchè no? :P

Magari, con le rispettive varianti blasoniche... :wink:

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Messaggioda MMT » martedì 9 novembre 2004, 22:51

Riporto, per curiosità, lo stemma dei Vimercati eredi di non so quale ramo dei Sanseverino: inquartato: nel 1° e 4° bandato di rosso e d'oro al capo d'azzurro caricato di due stelle (8 ) d'oro (Vimercati); nel 2° e 3° d'argento alla fascia di rosso con la bordura d'azzurro carica di otto rose d'oro (3-2-3) (Sanseverino).


Un caro saluto,
Michele.
MMT
 
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Messaggioda fra' Eusanio da Ocre » martedì 9 novembre 2004, 23:01

Grazie, caro Michele. :P

:oops: Permetti solo al tuo mentore (barboso come tutti i :roll: vecchi pedanti) di perfezionare fin nelle virgole il già buon blasone che hai dato: inquartato: nel 1° e 4° bandato di rosso e d'oro, al capo d'azzurro, caricato da due stelle di otto raggi d'oro (Vimercati); nel 2° e 3° d'argento, alla fascia di rosso, alla bordura d'azzurro, caricata da otto rose d'oro (Sanseverino).

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Messaggioda MMT » martedì 9 novembre 2004, 23:08

permetto, permetto, carissimo amico! :wink:



Michele.
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Interessante e utile

Messaggioda antonio_conti » venerdì 12 novembre 2004, 1:39

Ho trovato il suo intervento molto chiaro nell’esposizione, armato di carta e penna ho tracciato subito un alberello con gli stemmi dei diversi rami.
Mi sono accostato ai San Severino qualche tempo fa (in realtà li ho guardati mooolto da lontano…) visto che quell’ampia casata fu imparentata con le due casate ducali di Urbino:
Costanza di Federico III da Montefeltro sposò Antonello di Sanseverino, 2° principe di Salerno e 14° conte di Marsico (arma non brisata, dunque);
mentre Isabella di Guidobaldo II Della Rovere sposò Niccolò Bernardino, 6° Principe di Bisignano (arma brisata con la sola bordatura d’azzurro).

Se ho capito bene sono queste le armi che vennero a comporsi con quelle dei Montefeltro e dei Della Rovere negli stemmi delle due principesse, giusto?

Durante le mie ricerche d’archivio ho trovato un sigillo aderente che parrebbe relativo al secondo parentado (l’immagine è reperibile a questo indirizzo: http://www.ducatodiurbino.it/DSCN0642.JPG ).
Uso il condizionale, non perché si possa confondere col primo (la lettera è datata Napoli 14 febbraio 1597), ma perché è firmata Battista Feltria Della Rovere, e non Isabella. Dovrei scoprire perché…

Lo stemma rappresentato nel sigillo, per quanto poco visibile è un partito: nel primo l’arma dei Bisignano (ma non scorgo traccia della bordatura), nel secondo lo stemma dei Della Rovere duchi di Urbino.

Antonio Conti
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Messaggioda Grimaldi » lunedì 15 novembre 2004, 12:08

Caro signore,
mi rende lieto sapere che il mio modesto lavoro è stato apprezzato da uno studioso di araldica come lei.
Interessante il suo quesito.
In effetti gli stemmi che usavano i casati nobili erano quelli di famiglia ma a volte usavano anche quelli che si inquartavano (stemmi di matrimonio).
La genealogia dei Sanseverino principali (ai quali ho collaborato) è reperibile al link
http://www.sardimpex.com/sanseverino/SANSEVERINO1.htm
Mentre i Sanseverino di Bisignano sono reperibili qui http://www.sardimpex.com/Sanseverino/SANSEVERINO3.htm
Le sarei molto grato se volesse inviarmi in visione gli stemmi che diceva.
MI faccia sapere.

Per Michele.
I Vimercati-Sanseverino mi risultano discesi da Ippolita, sposata a Sermone Vimercati. Costei era figlia di Ugo, che appare figlio di Roberto Conte di Caiazzo (ma la sua posizione non è chiarissima per cui non lo abbiamo indicato nel file http://www.sardimpex.com/sanseverino/SANSEVERINO1.htm ).
Ti indico questa breve genealogia:

Ugo; senatore e generale del Duca Galeazzo Maria Sforza; Signore di Pandino (investito dalla Duchessa Bona e dal Duca Galeazzo Sforza il 05-03-1479); cavaliere aurato (dell'Ordine di S. Silvestro?); Signore di Florenza e la sua pieve (investito dal Duca Gian Galeazzo Maria Sforza il 17-02-1486); sp. (prob.) Flora Margherita figlia di Gabriele Simonetta.

----Ippolita; sp. Sermone Vimercati figlio di Pietro e di Elisabetta Caleppio (ebbe in dote dal suocero Ugo parte del contado di Pandino); costui inquartò il proprio stemma con quello dei Sanseverino e aggiunse il cognome Sanseverino al proprio. Da costoro discese il ramo dei Sanseverino di Crema (ovvero i Vimercati-Sanseverino). Vedi G.B. Di Crollalanza, Dizionario storico-blasonico, vol. III, Roma 1875-76


A presto,

G.G.
Grimaldi
 

Messaggioda MMT » lunedì 15 novembre 2004, 20:07

Caro Giovanni,
come mai la posizione d'Ippolita Sanseverino non è chiarissima, non si riesce a trovare un'aggancio? O cos'altro?


Michele.
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Ippolita.....

Messaggioda Grimaldi » martedì 16 novembre 2004, 11:04

Caro Michele,
diciamo che occorre fugare ogni ragionevole dubbio prima di affermare con certezza storica assoluta che un personaggio storico sia tale.
Crollalanza ed altri autori dicono certo che Ugo era figlio di Roberto Sanseverino Conte di Caiazzo, ma prima di aggiungerlo nella genealogia stiamo cercando anche altri riscontri, per completezza d'informazione.
Cmq mi incuriosisce davvero lo stemma da te indicato e integrato da frà Eusanio dei Vimercati di Crema, ovvero poi i Vimercati-Sanseverino [(inquartato: nel 1° e 4° bandato di rosso e d'oro, al capo d'azzurro, caricato da due stelle di otto raggi d'oro (Vimercati); nel 2° e 3° d'argento, alla fascia di rosso, alla bordura d'azzurro, caricata da otto rose d'oro (Sanseverino)].
Infatti costoro erano discendenti dei Sanseverino d'Aragona di Caiazzo "partito nel 1° d'oro a quattro pali di rosso (Aragona) e nel 2° d'argento alla fascia di rosso, alla bordura di rosso caricata di sedici stelle d'argento
(Sanseverino di Caiazzo)".
I Sanseverino di Caiazzo, come vediamo, usavano quindi in origine "d'argento alla fascia di rosso, alla bordura di rosso caricata di sedici stelle d'argento", quindi la bordura era ROSSA non AZZURRA come usarono i Vimercati Sanseverino ed essa era caricata di STELLE e non di ROSE (una brisura o una "confusione" araldica?).
La famiglia originaria di costoro era poi quella dei Sanseverino di Marsico ("d'argento alla fascia di rosso") ma i Vimercati Sanseverino usarono uno stemma che somigliava più all'altro ramo del casato, ovvero quello dei Conti di Tricarico, poi anche Principi di Bisignano, che usava come arma "d'argento alla fascia di rosso alla bordura d'azzurro".
Come mai il loro stemma somigliava a quello di questo ramo Tricarico-Bisignano e non, come sarebbe stato più logico, a quello dei loro avi diretti i Sanseverino di Marsico-Caiazzo??
In attesa di trovare risposte al piccolo "mistero" ti saluto cordialmente.

Giovanni
Grimaldi
 

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