Il Cardinale amico degli agnelli

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Il Cardinale amico degli agnelli

Messaggioda Alessio Bruno Bedini » martedì 5 settembre 2006, 16:59

Ho trovato una pubblicazione di una mostra svolta a L'Aquila riguardo il cardinal Agnifili. C'è anche una interessante biografia:

Francesco Zimei in “l’uomo nuovo del ‘400 aquilano” ha scritto:Nato a Rocca di Mezzo nel 1398 da una famiglia di pastori, sin dalla più tenera età Amico era stato avviato dal padre, Coletta (Nicola) di Cecco di Buccio, alla mena delle greggi, temprandosi nel corpo e nello spirito attraverso la ripetizione quotidiana di quei gesti lenti, antichi, rituali, lunghi i verdi pascoli dell’altopiano. Questa figura era destinata a lasciare un segno indelebile nella storia dell’Aquila e, in senso più ampio, dell’Italia tardo medioevale. Tant’è che al momento della sua nomina vescovile(maggio 1431), in mancanza di natali illustri, alla nobiltà del sangue contrappose quella di valori, dotandosi di un cognome(Agnìphilo, ossia letteralmente amico degli agnelli) e di uno stemma araldico (un agnello stante sormontato da un libro) che già da soli certificavano l’umiltà delle sue origini. Dopo aver fatto tappa all’Aquila che offriva il richiamo di una formazione culturale generica ma qualificata, qual <era quella praticata nell’ambiente ecclesiastico , Amico passò a Bologna, l’Alma Mater Studiorum, dove il 13 agosto 1426, sotto il priorato di Giovanni Da Saliceto, conseguì la laurea in diritto Canonico.

A contatto con un ambiente prestigioso e di evidente respiro internazionale, le qualità umane, il valore intellettuale e la tipica solidarietà studentesca, proiettarono il figlio del pastore in una realtà del tutto nuova, appaiandolo ai figli di principi e banchieri. Ne sortirono amicizie solidissime e perpetue, come quelle del card. Domenico Caprinica, che gli fu maestro, con Enea Silvio Piccolomini, futuro papa Pio II e con il nobile veneziano Pietro Barbo anche lui destinato a divenir papa con il nome di Paolo II. Quindi il vagheggiato ritorno il patria, per abbracciare un sacerdozio che, costituì l’approdo ad una particolare dimensione personale e morale. Eccolo dunque, canonico della cattedrale Aquilana, poi Arciprete della chiesa di S.Paolo di Barete e nel mentre vivace animatore di dispute teologiche e giuridiche, una delle quali rimasta famosa.

Qui il nostro prende con passione le difese di un trovatello che il padre naturale, in punto di morte, aveva incluso nel testamento, provocando il ricorso dei fratellastri: un figlio (sostiene a riguardo Amico ) non può scontare la colpa dei propri genitori. Affermazione rivoluzionaria, destinata ad anticipare di alcuni secoli le moderne conquiste della civiltà, visto che a quel tempo i figli illegittimi non godevano ancora di alcun diritto successorio o alimentare. E’ su solide basi come queste che maturò l’idea di un sua candidatura alla sede episcopale aquilana, resa vacante dalla sopravvenuta morte di Giacomo Donadei. A proporla fu Giovanni da Capestrano, infaticabile apostolo di una rinnovata coscienza europea.

Da questo momento il cursus honorum di Amico si arricchì di altri significativi capitoli: legato pontificio all’incoronazione imperiale di Sigismondo Re d’Ungheria (1433), relatore al Concilio di Firenze(1439), governatore della Provincia del Patrimonio(1440), Rettore Pontificio della città di Viterbo(1441), Castellano e Governatore di Spoleto(1447), Custode del Conclave del 1447, quindi Governatore di Orvieto(1447-1451) che ridusse all’obbedienza, espugnando le rocche ribelli di Nepesino e d’Isbernia.

L’Aquila era a quel tempo crogiolo di altri spiriti e un Vescovo energico e lungimirante rappresentava il tramite ideale per esaltarne le raffinate sinergie. Si pensi al costante supporto offerto ai campioni dell’Osservanza Francescana, che avevano eletto la città a fulcro della loro benefica azione.

Nelle loro opere, come lo Spedale Maggiore voluto da Giovanni da Capestrano(1447) o il Monte di Pietà di Giacomo della Marca (1468), si riesce a scorgere la stessa longa manus agnifiliana che tanto ebbe a perorare le virtù di Berardino da Siena, più volte invitato a predicare e addirittura venuto qui a morire(20 maggio 1444), nel quale Amico presiederà il processo di Canonizzazione. Ispirata ai medesimi valori fu la diffusione dell’arte e della cultura, che sotto l’impulso episcopale raggiunsero in quegli anni il loro massimo splendore, contrassegnando l’intero 400, come il secolo d’oro della storia aquilana.

Interventi dedicati da Amico alla cattedrale: egli infatti la volle sempre più bella e maestosa, consona alla propria dignità, mai arrendendosi ai colpi del destino come il violento terremoto che ne squassò le mura la notte del 27 novembre 1461; prodromo alla sua immediata ricostruzione fu peraltro l’allestimento nella antistante piazza del mercato di un efficiente servizio di emergenza, cui l’ormai non più giovane vescovo prese parte personalmente soccorrendo e confortando i feriti. Allo splendore architettonico e artistico di un monumento emblematico – del quale non restano purtroppo che poche tracce – fece nobile eco la musica che vi si intonava. Amico dotò infatti la cattedrale, a proprie spese, di nuovi libri di canto, mosso dal vivo desiderio di riprtare la liturgia ad una solennità sempre più offuscata da modi profani e popolareschi. Testimoni di questo rinnovato ordine musicale, sono i due codici riccamente miniati che tutt’ora l’Aquila conserva..

Il 30 agosto 1464, dopo la morte di papa Piccolomini, era infatti salito, al soglio pontificio Pietro Barbo, prendendo il nome di Paolo II. L’allievo si ricorda allora del maestro e dopo averlo nominato Tesoriere Generale della Marca D’Ancona, del Presidiato Farfense e della città e del distretto di Ascoli, nel settembre di quello stesso anno lo creò(sebbene in incognito ) Cardinale di S. Balbina, titolo destinato successivamente a mutarsi in quello di S.Maria in Trastevere. Malgrado il vincolo del segreto, la notizia cominciò tuttavia a divulgarsi a l’Aquila anzitempo, a causa dell' intemperanze dei suoi familiari, smaniosi di distinguersi finalmente(giusta l’opportuna specificazione”del Cardinale”) da tutte le altre dinastie di pastori rocchigiani, che per sana e solidale emulazione, avevano adottato il patronimico Agnifili. Gli ultimi anni trascorrono dunque nell’operoso silenzio delle stanze vaticane, ove il Cardinal d’Aquila(così amava farsi chiamare) era riguardato ed onorato come si addiceva ad uno dei più autorevoli rappresentanti del collegio: lo stesso su cui il Duca di Milano e vari altri potenti europei avevano scommesso per la successione pontificia a Paolo II e che effettivamente contese, nel Conclave del 1471, la suprema dignità a Sisto IV della Rovere. Poi il giorno della Perdonanza del 1476, l’inatteso e stavolta definitivo ritorno a l’Aquila, per riprendere pazientemente le redini di una Diocesi lasciata orfana dall’immatura scomparsa del nipote. Qui il dolore si mescolò ai ricordi e l’unico sollievo al peso di quella simbolica missione fu l’abbraccio, caldo e affettuoso, con cui la cittadinanza si ricongiunse al suo antico, leggendario vescovo. Ma non durò che tre mesi. Il 27 novembre di quell’anno Amico cessava infatti serenamente la sua esistenza terrena, lasciando l’Aquila depositaria di una straordinaria eredità morale e spirituale, eternata negli esami trilatini apposti sulla grande arca marmorea scolpita da Silvestro dell’Aquila e destinata a contenerne i resti.


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Messaggioda fra' Eusanio da Ocre » martedì 5 settembre 2006, 17:29

E... che ne dici :wink: di quest'interessante stemma, caro Alessio?

Bene :D vale
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Messaggioda Alessio Bruno Bedini » martedì 5 settembre 2006, 17:33

fra' Eusanio da Ocre ha scritto:E... che ne dici :wink: di quest'interessante stemma, caro Alessio?

Bene :D vale


Grande "sense of humor" nel darsi il cognome che si è dato :wink:

Lo stemma parlante è la conseguente arma parlante: l'agnello 8)

La scelta di inserire il libro indica a mio avviso la sua emancipazione dalla vita rurale attraverso lo studio : è proprio il caso di dire "dalle stalle alle stelle" :wink:
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Messaggioda fra' Eusanio da Ocre » martedì 5 settembre 2006, 17:36

E... un :wink: blasoncino?

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Messaggioda Alessio Bruno Bedini » martedì 5 settembre 2006, 17:43

Lo storico Zimei riporta: d'azzurro all' "agnello stante caricato di un libro"

Lo stante non mi convice però .. :roll:
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Messaggioda fra' Eusanio da Ocre » martedì 5 settembre 2006, 17:50

Alessio Bruno Bedini ha scritto:Lo storico Zimei riporta: d'azzurro all' "agnello stante caricato di un libro"
Lo stante non mi convice però .. :roll:


Infatti è stante :? solo nell'esemplare d'arte orafa...

...ma del caricato non ne vogliamo parlare? 8)

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Messaggioda Alessio Bruno Bedini » martedì 5 settembre 2006, 17:52

Si hai ragione l'agnello è passante sormontato dal libro ..

.. dimentico i fondamentali .. :roll:
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Messaggioda fra' Eusanio da Ocre » martedì 5 settembre 2006, 19:14

Alessio Bruno Bedini ha scritto:Si hai ragione l'agnello è passante sormontato dal libro ..


:wink: ...non solo!

L'esemplare d'arte orafa ha il libro sopra la testa...

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Messaggioda Alessio Bruno Bedini » martedì 5 settembre 2006, 20:14

fra' Eusanio da Ocre ha scritto::wink: ...non solo!

L'esemplare d'arte orafa ha il libro sopra la testa...

Bene :D vale


Infatti! :D quell'esemplare ha anche un'altra particolarità, però! Le zampa anteriori sono poggiate su una roccia o qualcosa di simile! :wink:

Da http://www.araldicavaticana.com

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Anche in questa versione l'agnello è su un piano .. :roll:
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Messaggioda fra' Eusanio da Ocre » martedì 5 settembre 2006, 20:18

Alessio Bruno Bedini ha scritto:Infatti! :D quell'esemplare ha anche un'altra particolarità, però! Le zampa anteriori sono poggiate su una roccia o qualcosa di simile! :wink:

Bravo! :wink:
E non solo: le anteriori su qualcosa di scuro, le posteriori su qualcosa di chiaro...


Da http://www.araldicavaticana.com...(omissis)...Anche in questa versione l'agnello è su un piano .. :roll:


...anzi, nella stampa proposta è attraversante su di una campagna al naturale...

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Messaggioda FP » venerdì 15 settembre 2006, 22:14

Caro Alessio,
quella pubblicazione ce l'ho anch'io! L'ho presa quest'anno all'Archivio di Stato dell'Aquila...Molto interessante! Soprattutto gli oggetti della mostra sono bellissimi!
~ Tua vivimus luce ~
FP
 
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