Stemma Roberto Sanseverino

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Stemma Roberto Sanseverino

Messaggioda carla monchiero » domenica 12 agosto 2012, 23:52

Sto facendo una importante ricerca sullo stemma dei Sanseverino, discendenti di Roberto (i figli e in particolare Galeazzo che si risposò nel 1517 con Costanza del Carretto di Finale Ligure, la cui madre Peretta Usodimare sposò l'ammiraglio Andrea Doria di Genova), e ho trovato in varie pagine web questa notizia ben documentata, firmata da più persone (per cui non so risalire al primo autore, che, se legge, spero vorrà darmi lumi). E' prezioso ogni chiarimento documentato potrà venire e certamente, se valido a ricostruire storicamente quello stemma, sarò lieta di citare nel mio libro la fonte.
La notizia posta in rete è trascritta di seguito. Il problema è che è stata recentemente ufficializzata una descrizione completamente diversa di quello stemma, al punto che è irriconoscibile: non solo le stelle sono sette e non sedici, ma il fondo è oro ...Insomma lo stemma che viene fuori sembra un altro.
Spero che qualcuno possa risolvere questo enigma.
"
[/i]Da Bertrando (+ post 1404), 1 Signore di Caiazzo, figlio di Antonio
(+ 1384), 7 Conte di Marsico, discesero i Conti di Caiazzo (estinti
nei Rossi di San Secondo, ma da cui originarono anche altri rami minori)
che in origine usarono quale arma "d'argento alla fascia di rosso, alla
bordura di rosso caricata di sedici stelle d'argento", ovvero allo
stemma di famiglia, brisato come avevano adottato i cugini di Lauria,
essi aggiunsero le stelle argentate.

In seguito, però, Roberto (* 1418 + ucciso in una imboscata, Calliano
9-8-1487), 1 Conte di Caiazzo, ecc., nipote ex filio di Bertrando,
aggiunse al suo anche il cognome d'Aragona per concessione del Re di
Napoli ed ottenenne di usare quindi come stemma "partito nel 1 d'oro
a quattro pali di rosso (Aragona) e nel 2 d'argento alla fascia di
rosso, alla bordura di rosso caricata di sedici stelle d'argento
(Sanseverino di Caiazzo)" inquartando le armi delle due casate e tale
stemma restò ai suoi discendenti (così come ad un ramo che finì a Genova
ed entrò nel patriziato locale, come ricorda Scorza)."[/]
Grazie per la collaborazione.
Carla
carla monchiero
 
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Re: Stemma Roberto Sanseverino

Messaggioda Tilius » lunedì 13 agosto 2012, 8:40

La salma del Sanseverino trovò inizialmente sepoltura nel Duomo di Trento.
Tutt'ora esiste (murata sulla parete in fondo al transetto destro) l'originaria lapide sepolcrale, che ritrae il Sanseverino a tutta figura, con al piede il suo stemma.
http://images.alinari.it/img/480/ACA/AC ... 0-0000.jpg
Purtroppo non ho sottomano immagini decenti che consentano di discernere il numero delle stelle (io arrivo a contarne 7... ma l'immagine é davvoro troppo sgranata per avere una qualche certezza).
Il partito d'Aragona si vede distintamente.
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Re: stemma Roberto Sanseverino

Messaggioda Tilius » lunedì 13 agosto 2012, 8:47

Se ne é parlato anche qui.

viewtopic.php?f=1&t=1136
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Re: stemma Roberto Sanseverino

Messaggioda Salvanèl » martedì 14 agosto 2012, 10:35

Roberto Sanseverino d’Aragona
conte di Caiazzo, capitano generale dei Veneziani, morto nella battaglia di Calliano (Trento) del 1487. Capostipite del ramo di Parma e Piacenza della grande casata napoletana che possedette il principato di Salerno. Figlio di Leonetto e di Lisa Sforza, sorella del duca di Milano Francesco.

Lo stemma di Roberto Sanseverino d’Aragona scolpito sul sepolcro nel Duomo di Trento è scorretto.
http://imageshack.us/photo/my-images/163/sanseverinotn.jpg/

Secondo me, chi ha fatto erigere il monumento (il vincitore, l’imperatore Massimiliano I) conosceva bene lo stemma del Sanseverino, marchese di Castelnuovo Scrivia, cugino del Duca di Milano, appartenente a famiglia notissima, ma ha voluto aggiungere un’altra nota di infamia, oltre alla ben nota bandiera di Venezia “nel sacco”, storpiando lo stemma. Il cavaliere è raffigurato in piedi mentre regge la bandiera avvolta su un’asta “senza puntale” e “spezzata”: condizione disonorevole che si imponeva ai condottieri vinti di camminare con la propria bandiera avvolta intorno all’asta rivolta verso terra. Il contrario di “bandiera spiegata”.
Lo stemma del sepolcro trentino, entro uno scudo a testa di cavallo, si potrebbe blasonare così:
Partito: nel 1° palato di ? e di ?; nel 2° di ?, alla fascia di ? caricata di una stella (6) di ?; questo secondo campo alla bordura di ? che corre solo sul fianco sinistro, caricata di 6 stelle (6) di ?, poste in corrispondenza dei 3 angoli superiori e dei 2 inferiori formati dallo scudo a testa di cavallo e 1 allato della fascia, mancante la stella in corrispondenza della punta

Lo stemma del Sanseverino dovrebbe invece essere questo:
Partito: nel 1° d’oro, a 3 pali di rosso (Aragona); nel 2° d’argento, alla fascia di rosso; questo secondo campo attorniato da una bordura del medesimo, carica di 5 stelle (8) d’oro, poste 2 negli angoli supremi, 2 allato alla fascia e 1 in punta; la fascia e la bordura sono congiunte senza linea di divisione
Lo stemma dei Sanseverino di Caiazzo ha una bordura che corre lungo tutto il bordo caricata di 16 stelle ma nell’arma personale Roberto ha voluto inserire solo una metà dello stemma Sanseverino di Caiazzo.

Nello Stemmario Trivulziano / a cura di C. Maspoli. – Milano : Orsini De Marzo, 2000, lo stemma è raffigurato così:
p. 503
Partito: nel 1° d’oro, a 3 pali di rosso (Aragona); nel 2° d’argento, alla fascia di rosso; questo secondo campo attorniato da una bordura del medesimo, carica di 5 stelle (8) d’oro, poste 2 negli angoli supremi, 2 allato alla fascia e 1 in punta; la fascia e la bordura sono congiunte senza linea di divisione

Ma nel Trivulziano ci sono altre varianti dello stemma di famiglia:
p. 487
d’argento, alla fascia di rosso; la bordura d’azzurro carica di 16 rose delle quali 5 in capo, alternate d’argento e di rosso, tutte bottonate d’oro con i sepali del medesimo
p. 499
Trinciato: nel 1° di rosso, al giglio a piombo d’oro; nel 2° d’azzurro, alla stella (8) d’oro; alla banda d’argento attraversante sulla partizione

Ho visto lo stemma di Roberto anche in stemmari tedeschi dell’epoca e credo di ricordare ci fossero altre varianti. Se lo ritenete utile posso verificare ma ci vorrà un po’ di tempo.
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Re: stemma Roberto Sanseverino

Messaggioda Tilius » martedì 14 agosto 2012, 20:13

Immagine
Grandissimo Salvanel, come sempre. [thumb_yello.gif]
Al di là del palato reso un po' liberamente, e della semibordura, l'unica nota veramente stridente é la stella sulla fascia. [hmm.gif]
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Re: stemma Roberto Sanseverino

Messaggioda Tilius » lunedì 24 giugno 2013, 0:16

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Re: Stemma Roberto Sanseverino

Messaggioda Salvanèl » giovedì 27 giugno 2013, 9:45

Che occhio Tilius!!!
Potresti darci le coordinate dell'arazzo?
E quei tre anelli intrecciati?
E il digramma GZ?
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Re: Stemma Roberto Sanseverino

Messaggioda Tilius » giovedì 27 giugno 2013, 11:06

Carissimo, hai perfettamente ragione.
Dimenticanza fu.
Non di arazzo ma di miniatura si tratta.
Non di Roberto ma del figlio Galeazzo (1458-1525).
Sulla prima pagina della "Sforziade" (incunabolo stampato a Milano), e specificamente della copia (stampata su pergamena) conservata a Varsavia (le altre tre superstiti sono a Parigi, Londra e una smembrata fra Firenze e Roma), é una sontuosa cornice miniata con le armi del Sanseverino.
Trattasi con ogni probabilità di dono di nozze (1496) da parte di Ludovico il Moro (il Sanseverino ne sposa la figlia - illegittima ma legittimata - Bianca Sforza).
Immagine
Il triplice anello con castone di diamante é impresa sforzesca (Francesco Sforza; impresa non molto originale ché andava assai di moda anche nella Firenze medicea, Cosimo prima e Lorenzo poi, ma a conti fatti forse lo Sforza fu se non il primo, almeno uno dei primi, a scegliersela come propria).
GZ immagino stia per GaleaZzo.
Sotto nello scudo é l'impresa sforzesca del buratto (il setaccio di tela tenuto da due mani --> "TAL A TI QVAL A MI", impresa introdotta da Galeazzo Maria Sforza).
Sotto ancora un inquartato ondato + nave (se l'ondato ricorre spesso nell'araldica sforzesca - credo risalga al capostipite Francesco - meno chiara m'é la barchetta [hmm.gif] ).
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Re: Stemma Roberto Sanseverino

Messaggioda Tilius » giovedì 27 giugno 2013, 11:16

Le stelline sulla bordura in questo caso sembrano essere 3+2+1 (3 in capo, 2 ai lati della fascia, 1 in punta, il che forse rappresenta la variante araldicamente più "sensata" fra quelle viste/lette fino ad ora... :D ).

I pali d'Aragona diventano solo 2 ma, stante la strettezza della "testa di cavallo", ci può anche stare.
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Re: Stemma Roberto Sanseverino

Messaggioda bardo » giovedì 27 giugno 2013, 13:49

Tilius ha scritto:Sotto ancora un inquartato ondato + nave (se l'ondato ricorre spesso nell'araldica sforzesca - credo risalga al capostipite Francesco - meno chiara m'é la barchetta [hmm.gif] ).


Immagine

Una nave compare anche nella copia parigina della Sforziade (Paris, BNF, Imprimés, Réserve, Vélins 724):

Immagine

In Lezioni dell'occhio: Leonardo da Vinci discepolo dell'esperienza, di Martin Kemp, a p. 125, nota 26:

Un aperto contrasto fra navigazione verso una meta e «fortuna» priva di rotta è sfruttato nella miniatura di un manoscritto milanese raffigurante Ludovico e Gian Galeazzo Sforza. In essa si vede un uomo nero («il Moro») saldamente al timone di una nave che porta il giovane nipote di Ludovico, mentre la «fortuna» solca a capriccio le onde sul suo agile delfino [...].

Se nella copia parigina Ludovico il Moro guidava la nave dello Stato per conto del nipote, all'epoca del matrimonio tra Galeazzo Sanseverino e Bianca Sforza questa barca era sì condotta dal timoniere, ma senza più alcun passeggero (Gian Galeazzo morì/fu ucciso nel 1494).

un saluto ;)
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Re: Stemma Roberto Sanseverino

Messaggioda bardo » giovedì 27 giugno 2013, 14:46

Più attinente all'arma del Sanseverino, ecco il De re militari (1483) di Roberto Valturio, tradotto in volgare da Paolo Ramusio per Roberto Sanseverino. Purtroppo non m'è riuscito di trovare un'immagine a colori.

Immagine
[Paris, BNF, Imprimés, Réserve, R267]

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Re: Stemma Roberto Sanseverino

Messaggioda carla monchiero » mercoledì 14 maggio 2014, 4:01

Ho condotto una lunga e approfondita ricerca su quello stemma e spero di essere utile nel comunicare le conclusioni conseguite.
Lo stemma della famiglia Sanseverino è certamente su campo argento e non oro come palesemente compare nella miniatura che è riprodotta, e sempre argento è rimasto; non risulta che abbia mai subito cambiamento. Tale stemma compare esattamente sempre su campo argento negli stemmari ed è un dato certo( ricordo il Cremosano, Bosisio, Trivulziano, Ciacconio, Scorza, Héraldique-Armorial de J.B.RIETSTAP et ses Compléments ed altri sufficientemente affidabili). Il numero e la disposizione delle stelle sugli stemmari consultati variano continuamente e pertanto il dato non fa fede; in alcuni stemmari le stelle sono perfino sulla fascia. La miniatura poi ha sfondo stellato e dissemina stelle per cui, come succedeva spesso, hanno valore simbolico e fanno capo all'estro decorativo. Uno studio approfondito della miniatura conservata a Varsavia che pubblicate è stato compiuto da Bogdan Horodyski e l'ha attribuita alla discendenza di Gian Galeazzo Sforza; e infatti l'impresa che vi compare replicata ben due volte, ovvero il "buratto" col motto TAL A TU QUAL A MI, fu creata da Galeazzo Maria Sforza, ed era esclusiva di suo figlio Gian Galeazzo. Era personale, non come invece risulta per i tre anelli incrociati con diamante, concessi dagli Sforza a molte famiglie e di uso pure mediceo.
Così come è certamente di fantasia lo stemma con le navi, posto alla base, (in quanto ibrida l'impresa sforzesca delle "onde montanti" con la nave e l'acqua presenti nella miniatura del Birago di Parigi, pure dedicata a Gian Galeazzo Sforza), anche lo stemma di cui trattasi, che si trova nella parte sovrastante la stessa fascia miniata, secondo l'analisi di Horodyski è di fantasia, rappresentando gli emblemi araldici congiunti della città di Milano (metà della croce dei Crociati in uso al ramo fondativo Visconti prima del Biscione) e della famiglia degli Aragona (parte dello stemma d'oro a quattro pali di rosso degli Aragona) in onore della vedova Isabella d'Aragona, alla cui discendenza era dedicata l'opera miniata. La fusione rimanda simbolicamente all'origine delle due dinastie congiunte in matrimonio e ai figli a cui era destinata la miniatura. Inoltre le iniziali "GZ", in base alla tradizione viscontea, contraddistinguono i due Galeazzo padre e figlio (anche l'avo Gian Galeazzo Visconti sulle monete compariva come Galeaz e con le iniziali "GZ", e "GZ" campeggia sulla bandiera del duca di Milano Galeazzo Maria e compare ovunque nelle raffigurazioni ufficiali a identificarlo). La miniatura (datata successivamente al 1494) era dedicata alla memoria dei due duchi, Galeazzo padre e figlio, entrambi defunti, ed aveva valore politico avverso al duca Ludovico il Moro visto come usurpatore (raffigurato nella scenetta alla base come un grottesco putto moro nudo contornato da putti cortigiani in armi). Con il "buratto" e relativo motto - creato dal duca suo padre - Gian Galeazzo Sforza compare sul Cassone dei tre duchi del castello sforzesco di Milano, e sul cassone le armi sono identiche a quelle riprodotte sulla miniatura in questione (la spada, la faretra, che si intravvede sporgere in basso dietro la schiena dei tre duchi, e lo scudo tondo portato dai servitori).
Il fatto che l'immagine dello stemma di Trento di Roberto abbia forma analoga a quella che compare nella miniatura non ne autorizza di per sé identificazione, dato il contesto delle imprese e dei simboli che nella miniatura del Birago attornia quello stemma - per giunta su campo oro - e data la vicenda storica della famiglia Sforza a cui fa capo. Le somiglianze formali non comportano automaticamente identificazione, tanto più che nel caso specifico differisce la variabile essenziale del campo oro anzichè argento. La miniatura del Birago era ufficiale e quindi doveva rispettare le regole e la tradizione, e non è pensabile che l'artista potesse fare modifiche sostanziali a piacimento. Pertanto si tratta di uno stemma di fantasia, ugualmente agli altri due posti sulla stessa fascia verticale miniata: cioè quello posto alla base con le navi, e quello al centro retto dai due putti vestiti di pelle d’animale con il “buratto” e il relativo motto.
Invece con assoluta certezza si può vedere lo stemma di Roberto Sanseverino e famiglia sull'incunabolo della “Divina Commedia” col commento di Cristoforo Landino pubblicato a Venezia nel 1491 da Pietro Cremonese, conservato presso la Casa di Dante in Roma. Le raffigurazioni sulla stessa, dopo una precedente attribuzione al frate domenicano Pietro da Figino, sono ora attribuite all’umanista veneziano Antonio Grifo (Venezia, 1430 ca.-1510 ca.), che fu intimo amico di tutti i membri della famiglia Sanseverino durante il suo soggiorno milanese presso la corte sforzesca. L’incunabolo è dedicato a Gaspare Sanseverino, detto Fracasso. In una pagina dove si trova il canto XVII del Paradiso compare lo scudo di Roberto e famiglia ed è simile a quello del Birago, ma inequivocabilmente su fondo argento, nell'osservanza della tradizione e nel rispetto della casata. Inoltre il cavaliere che lo sorregge, regge anche un cartiglio col motto “NOSTRO E' IL MESTIERE”, che evidentemente è il motto della famiglia dei condottieri Sanseverino, che quindi a rigore avrebbe dovuto comparire anche nella miniatura del Birago unitamente allo stemma in questione (mentre invece là compare il motto TAL A TI QUAL A MI del “buratto”, impresa propria di Gian Galeazzo Sforza, raramente di uso famigliare). Per concludere possiamo ritenere con Horodyski che lo stemma sulla miniatura del Birago – al pari degli altri due sottostanti la medesima fascia miniata – sia di fantasia, mentre possiamo essere certi che lo stemma del Grifo nell'incunabolo della Casa di Dante in Roma è lo stemma di Roberto Sanseverino e famiglia (così pure il motto “NOSTRO E' IL MESTIERE”) , dato che il Grifo era amico intimo di tutti i Sanseverino e pertanto facente fede nel riprodurre il loro stemma, che infatti è rigorosamente su campo argento.
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Re: Stemma Roberto Sanseverino

Messaggioda Tilius » giovedì 15 maggio 2014, 7:23

carla monchiero ha scritto:Ho condotto una lunga e approfondita ricerca su quello stemma e spero di essere utile nel comunicare le conclusioni conseguite.
Lo stemma della famiglia Sanseverino è certamente su campo argento e non oro come palesemente compare nella miniatura che è riprodotta, e sempre argento è rimasto; non risulta che abbia mai subito cambiamento. Tale stemma compare esattamente sempre su campo argento negli stemmari ed è un dato certo( ricordo il Cremosano, Bosisio, Trivulziano, Ciacconio, Scorza, Héraldique-Armorial de J.B.RIETSTAP et ses Compléments ed altri sufficientemente affidabili). Il numero e la disposizione delle stelle sugli stemmari consultati variano continuamente e pertanto il dato non fa fede; in alcuni stemmari le stelle sono perfino sulla fascia. La miniatura poi ha sfondo stellato e dissemina stelle per cui, come succedeva spesso, hanno valore simbolico e fanno capo all'estro decorativo. Uno studio approfondito della miniatura conservata a Varsavia che pubblicate è stato compiuto da Bogdan Horodyski e l'ha attribuita alla discendenza di Gian Galeazzo Sforza; e infatti l'impresa che vi compare replicata ben due volte, ovvero il "buratto" col motto TAL A TU QUAL A MI, fu creata da Galeazzo Maria Sforza, ed era esclusiva di suo figlio Gian Galeazzo. Era personale, non come invece risulta per i tre anelli incrociati con diamante, concessi dagli Sforza a molte famiglie e di uso pure mediceo.
Così come è certamente di fantasia lo stemma con le navi, posto alla base, (in quanto ibrida l'impresa sforzesca delle "onde montanti" con la nave e l'acqua presenti nella miniatura del Birago di Parigi, pure dedicata a Gian Galeazzo Sforza), anche lo stemma di cui trattasi, che si trova nella parte sovrastante la stessa fascia miniata, secondo l'analisi di Horodyski è di fantasia, rappresentando gli emblemi araldici congiunti della città di Milano (metà della croce dei Crociati in uso al ramo fondativo Visconti prima del Biscione) e della famiglia degli Aragona (parte dello stemma d'oro a quattro pali di rosso degli Aragona) in onore della vedova Isabella d'Aragona, alla cui discendenza era dedicata l'opera miniata. La fusione rimanda simbolicamente all'origine delle due dinastie congiunte in matrimonio e ai figli a cui era destinata la miniatura. Inoltre le iniziali "GZ", in base alla tradizione viscontea, contraddistinguono i due Galeazzo padre e figlio (anche l'avo Gian Galeazzo Visconti sulle monete compariva come Galeaz e con le iniziali "GZ", e "GZ" campeggia sulla bandiera del duca di Milano Galeazzo Maria e compare ovunque nelle raffigurazioni ufficiali a identificarlo). La miniatura (datata successivamente al 1494) era dedicata alla memoria dei due duchi, Galeazzo padre e figlio, entrambi defunti, ed aveva valore politico avverso al duca Ludovico il Moro visto come usurpatore (raffigurato nella scenetta alla base come un grottesco putto moro nudo contornato da putti cortigiani in armi). Con il "buratto" e relativo motto - creato dal duca suo padre - Gian Galeazzo Sforza compare sul Cassone dei tre duchi del castello sforzesco di Milano, e sul cassone le armi sono identiche a quelle riprodotte sulla miniatura in questione (la spada, la faretra, che si intravvede sporgere in basso dietro la schiena dei tre duchi, e lo scudo tondo portato dai servitori).
Il fatto che l'immagine dello stemma di Trento di Roberto abbia forma analoga a quella che compare nella miniatura non ne autorizza di per sé identificazione, dato il contesto delle imprese e dei simboli che nella miniatura del Birago attornia quello stemma - per giunta su campo oro - e data la vicenda storica della famiglia Sforza a cui fa capo. Le somiglianze formali non comportano automaticamente identificazione, tanto più che nel caso specifico differisce la variabile essenziale del campo oro anzichè argento. La miniatura del Birago era ufficiale e quindi doveva rispettare le regole e la tradizione, e non è pensabile che l'artista potesse fare modifiche sostanziali a piacimento. Pertanto si tratta di uno stemma di fantasia, ugualmente agli altri due posti sulla stessa fascia verticale miniata: cioè quello posto alla base con le navi, e quello al centro retto dai due putti vestiti di pelle d’animale con il “buratto” e il relativo motto.
Invece con assoluta certezza si può vedere lo stemma di Roberto Sanseverino e famiglia sull'incunabolo della “Divina Commedia” col commento di Cristoforo Landino pubblicato a Venezia nel 1491 da Pietro Cremonese, conservato presso la Casa di Dante in Roma. Le raffigurazioni sulla stessa, dopo una precedente attribuzione al frate domenicano Pietro da Figino, sono ora attribuite all’umanista veneziano Antonio Grifo (Venezia, 1430 ca.-1510 ca.), che fu intimo amico di tutti i membri della famiglia Sanseverino durante il suo soggiorno milanese presso la corte sforzesca. L’incunabolo è dedicato a Gaspare Sanseverino, detto Fracasso. In una pagina dove si trova il canto XVII del Paradiso compare lo scudo di Roberto e famiglia ed è simile a quello del Birago, ma inequivocabilmente su fondo argento, nell'osservanza della tradizione e nel rispetto della casata. Inoltre il cavaliere che lo sorregge, regge anche un cartiglio col motto “NOSTRO E' IL MESTIERE”, che evidentemente è il motto della famiglia dei condottieri Sanseverino, che quindi a rigore avrebbe dovuto comparire anche nella miniatura del Birago unitamente allo stemma in questione (mentre invece là compare il motto TAL A TI QUAL A MI del “buratto”, impresa propria di Gian Galeazzo Sforza, raramente di uso famigliare). Per concludere possiamo ritenere con Horodyski che lo stemma sulla miniatura del Birago – al pari degli altri due sottostanti la medesima fascia miniata – sia di fantasia, mentre possiamo essere certi che lo stemma del Grifo nell'incunabolo della Casa di Dante in Roma è lo stemma di Roberto Sanseverino e famiglia (così pure il motto “NOSTRO E' IL MESTIERE”) , dato che il Grifo era amico intimo di tutti i Sanseverino e pertanto facente fede nel riprodurre il loro stemma, che infatti è rigorosamente su campo argento.
Carla Monchiero

Carissima,
innanzitutto complimenti per l'estensione e la profondità della disamina.
Alcuni (molti) passaggi, però, mi lasciano invero perplesso.
Il più perplimente l'ho evidenziato sopra (i Crociati? ma che, davero davero? e le stelline dove le abbiamo lasciate? quelle non le consideriamo nemmanco di striscio? sono crociate e/o milanesiache anche quelle?)
Chiedo venia, ma non posso esimermi dall'affermare che si tratti di esercizio di glass-climbing estremo, altrimenti meglio noto come "la-soluzione-peggiore-del-problema", che deve scomodare acrobaticamente i Crociati per giustificare "in altro modo" quello che é un patente stemma Sanseverino.
Poi magari mi sbaglio, eh!
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Re: Stemma Roberto Sanseverino

Messaggioda carla monchiero » giovedì 15 maggio 2014, 14:31

Non risulta che in araldica (come nella realtà per altri aspetti) l'oro equivalga all'argento. Altri dettagli : forma scudo e stelle possono variare (in questo caso le stelle negli stemmari sono diversissime). In particolare le "imprese" sono molto importanti per comprendere l'opera d'arte e chiarire situazioni ambigue, e questo soprattutto per gli Sforza, dove addirittura sono spesso decisive (dato che sono radicate nella loro tradizione).
Per quello che riguarda lo studio citato, molto serio e approfondito, rinvio a:
Horodyski B., Birago, miniaturiste des Sforza, tr. francese di Wierzbicka M., (estratto da uno studio su Biuletyn Historii Szluki, Varsavie 1954), in Scriptorium, “Revue internazionale des elude relatives aux manuscripts “ Tome X, n. 2
Horodyski B., Miniaturzysta Sforzow, Biuletiyn Historii Sztuki, n.2-xvi, Panstwowy Institut Sztuki, Warszawa 1954, pp. 185-213
Infine, le opere d'arte esigono sempre un livello di lettura e dimostrativo più complessi e comunque le valutazioni possono essere non concordi, purché validamente fondate su argomenti seri e coerenti.
Pensavo di fare cosa utile nel comunicare le conclusioni della mia approfondita ricerca.
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Re: Stemma Roberto Sanseverino

Messaggioda Tilius » giovedì 15 maggio 2014, 19:25

Carissima, io per primo le sono grato di averci reso partecipi della sua ricerca.
Purtroppo, per quanto serio e approfondito possa essere lo studio condotto da B.Horodyski, debbo ribadire che l'identificazione dello stemma di cui si discute con uno stemma "di fantasia" ottenuto come partizione fra il palato d'Aragona e la croce di Milano (anche ammettendo una tale identificazione, cosa dire della bordura con stelline che detta croce milanese verrebbe ad avere e sulla cui presenza mi sembra che si sorvoli totalmente? ) é conclusione che mi lascia perplesso per lo scarsissimo adattarsi di essa a quanto si vede sulla miniatura, e cioé uno stemma nelle forme vicinissimo a quello Sanseverino.
E l'evidenza delle cose mi sembra il più serio e coerente degli argomenti.
Così come mi appare altrettanto evidente il deliberato ignorare, nella disamina di quello stemma, di particolari che mai e poi mai potranno essere spiegati con "partito Aragona + croce di Milano".

E visto che si chiama in causa la lettura delle opere d'arte, faccio presente come, nella miniatura dei codici, fosse pratica assai frequente che un codice miniato nascesse per una determinata committenza (con imprese araldiche e stemmi ad essa riferiti) e poi, per decesso, rinunzia o volontà della stessa comittenza, detto codice venisse a destinarsi ad una diversa committenza finale, avendo il tutto come risultato la compresenza, solo apparentemente inspiegabile, ma in realtà spiegabilissima, di diversi riferimenti araldici, nei quali l'utilizzatore finale potrà persino apparire minoritario (ma la cosa é naturale, essendo esso arrivato ad opera iniziata), dal punto di vsita araldico.
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